I saggi raccolti in questo volume, trascrizioni ampliate degli interventi al convegno "Storia dell’arte, storia della critica, storia politica" (Perugia, Università per Stranieri, 22-23 maggio 2018), si propongono di tracciare un quadro ampio e frastagliato dei rapporti tra artisti, società e politica nel periodo dell’entre-deux-guerres in Italia. A fronte dei numerosi ambiti tematici esplorati, si possono indicare significative convergenze di interessi: relative all’indagine sulle politiche artistiche e culturali, ad esempio; o all’esame del ruolo sociale di artisti impegnati, in Italia, nell’allestimento di forme visuali di “liturgia politica”; o, ancora, al tentativo di decifrare la difficile transizione tra fascismo e Repubblica. Non mancano ricerche dedicate al collezionismo pubblico e privato nel Ventennio, alle diverse accezioni e “ideologie” del fascismo futurista, alla comunicazione artistica del regime e, non ultimi, ai contrasti e alle inquietudini che scuotono da subito, o a distanza di qualche decennio, il fronte tutt’altro che lineare e compatto dell’antifascismo. A differenza di altri regimi totalitari, il fascismo ha avvicinato le arti e ha certamente sollecitato il consenso degli artisti senza praticare, almeno fino a un certo punto, una “politica dello stile”. Una simile circostanza rende più difficile tracciare demarcazioni nette o stabilire categorie. Inoltre, la continuità di medio periodo tra interventismo, nazionalismo futurista, fiumanesimo e fascismo delle origini contribuisce a caratterizzare in senso pressoché unico la scena italiana in merito al rapporto tra arte e mito nazionale – il mito della «Grande Italia» – immediatamente prima e dopo la Marcia su Roma. Nasce da queste constatazioni la duplice ambizione del convegno e del volume. Sotto il profilo delle narrazioni storiografiche, avviare trattazioni più connesse e integrate della prima e della seconda metà del Novecento italiano, sfidando cesure considerate sino a oggi invalicabili, mutamenti di ideologia o di dizionario, edificanti paradigmi postbellici – ad esempio, quello della tabula rasa. Sotto il profilo del metodo, incoraggiare il dialogo tra discipline oggi distanti e separate.
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