€ 13,30 € 14,00 -5%
disp. immediata

Dettagli

2020
Tascabile
25 agosto 2020
192 p., Brossura
9788806235611

Descrizione

La storia di Enea è la storia di un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo e della dolorosa sorte che tocca a chi scappa dalle avversità e dagli orrori. È la storia senza tempo di un eroe che dopo tanto peregrinare trova una nuova terra da poter chiamare casa. È la storia delle radici di Roma e delle nostre.

Enea in questi tempi lo definiremmo un migrante, un profugo. Come molti che oggi raggiungono le coste europee scappa da una guerra, quella di Troia; costretto a lasciarsi alle spalle la propria casa e la donna che ama, portandosi in spalle il vecchio padre Anchise e tenendo per mano il figlio Ascanio. Insieme ad altri uomini e donne, che come lui hanno perso quasi tutto, si mette in mare senza una meta, senza un porto sicuro a cui approdare; con la sola certezza di dover fuggire per sopravvivere. Da quel momento per lui inizia un'esistenza da straniero. Accolto a Cartagine dalla regina Didone, malgrado il sentimento che li unisce è costretto ad abbandonarla per seguire il suo destino. Giulio Guidorizzi si immerge nei versi di Virgilio e interpretandoli, con lo sguardo attento del classicista, li trasforma in un grande saggio dal respiro narrativo rinnovandone la forza senza tempo.

I Romani sapevano di discendere da un advena, uno che viene da fuori, accompagnato da fuggiaschi che avevano attraversato il mare rischiando mille volte di morire e scomparire nelle acque. «L'impero romano, – scrisse Seneca, – ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana... Farai fatica a trovare ancora una terra abitata dagli indigeni: tutto è il risultato di commistioni e di innesti». I Greci al contrario pensavano di essere nati dalla terra, come un albero. Gli Ateniesi si vantavano di essere autoctoni: il loro primo re, Cecrope, era sbucato dal suolo come un serpente e per questo aveva la parte inferiore del corpo coperta di scaglie. «Noi siamo stati sempre qui, – dicevano, – la nostra gente è nata da questa terra; possiamo accogliere i supplici e gli stranieri, anzi è la nostra legge a imporlo, ma i veri Ateniesi saremo sempre noi, i figli del serpente ». I Romani non pensavano cosí. Il loro eroe fondatore veniva da una terra lontana, ma arrivando non trovò il deserto: solo uomini selvatici e primitivi. Eppure non li volle come schiavi ma come compagni.

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 4/5
(4)

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Recensioni: 5/5

L’autore, esperto in letteratura ed antropologia del mondo greco antico, trasforma l’Eneide di Virgilio in un bel racconto, intervallato da resoconti e spiegazioni storiche . Il libro, scritto con linguaggio semplice e scorrevole, si legge piacevolmente, anche se qualche volta le interruzioni “colte” fanno un po’ perdere il filo della lettura.

Recensioni: 5/5

letto tutto d'un fiato

Recensioni: 5/5

Nel libro viene raccontato il viaggio di Enea da Troia in fiamme alle foci del Tevere. Il luogo dove attraccare le navi gli era stato predetto dal padre Anchise, quando Enea era sceso negli inferi, guidato dalla Sibilla. Il padre disse che avrebbe trovato ad attenderlo "una grande scrofa bianca che allatta i suoi porcellini. Quanti saranno i porcellini che succhiano il latte, tanti anni dovrete aspettare prima di fondare una città all'interno". Passarono trent'anni e Romolo fondò Roma, la capitale di un grande impero. Scrive Seneca: "L'impero romano ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana". Un racconto avvincente e piacevole da leggere.

Recensioni: 5/5

A me piacciono molto questi libri perché riescono ad affascinare il grande pubblico in merito ad argomenti culturalmente non semplici: il pregio dell'opera di Guidorizzi è quello di saper narrare in modo molto piacevole la vicenda narrata da Virgilio, innestando diverse divagazioni di tipo antropologico sul costume, la religione e il modo di pensare degli antichi Romani. Leggendo questo breve saggio, mi è venuto in mente un altro saggio scritto da Licia Ferro e Maria Monteleone, "Miti romani. Il racconto", da cui l'autore ha desunto molti spunti. L'unica pecca di quest'opera è che l'autore si sia soffermato sul concetto di pietas romana: capisco che sia un tema un po' difficile o che qualcuno ne abbia scritto abbondantemente, ma dire Enea e pietas sono praticamente sinonimi. Onorato di essere il primo a commentare questo libro.