La prima volta che assiste a una proiezione, Elvira Notari si innamora del cinema. E incontra Nicola, che invece si innamora di lei. Dopo una fuga romantica e il matrimonio, lavorano insieme alla coloritura delle pellicole, in una piccola casa nei vicoli. Elvira fatica a conciliare i doveri di moglie e madre con i suoi sogni. Cosí, quando resta per la terza volta incinta e dà alla luce Maria, la lascia alle suore. La scelta la marchia per l'intera esistenza, ma è l'unica strada per diventare quello che lei desidera. Elvira ce la fa: la sua casa di produzione realizza film che riscuotono successo in patria e spopolano negli Stati Uniti. Tuttavia l'ambientazione nei bassifondi, l'allusività erotica e le protagoniste sanguigne si scontrano con la mentalità patriarcale del regime fascista. Elvira non vuole piegarsi alla censura, ma la stessa ostinazione che le ha permesso di conquistare il mondo, sacrificando persino l'amore di una figlia, la costringe a pagare un prezzo troppo caro.
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Elvira Coda Notari, pochi ancora oggi la conoscono, fu antesignana del cinema italiano, fondatrice della casa di produzione Dora, regista, la prima regista della storia del cinema e soprattutto neorealista ante litteram, narrava Napoli, i vicoli, gli scugnizzi e soprattutto le donne, quelle che secondo la cultura del tempo subivano violenza in casa senza poterlo raccontare. A Elvira non interessava il bel mondo o la patina edulcorata di altro tipo di produzione cinematografica, lei badava al fare, alla denuncia, a testimoniare un mondo. Il libro ne restituisce la figura a tutto tondo a partire dal poco che si è riusciti a recuperare dagli archivi in un romanzo di grande respiro che parla di una donna forte e volitiva, decisa e consapevole che si sposò per amore e mise al mondo tre figli della cui esistenza aveva la consapevolezza dei limiti messi a una voglia di azione che la proiettava in un futuro ancora troppo misogino. Fu rivoluzionaria senza averne la consapevolezza guidata dalla sua capacità di coinvolgere gli altri e dalla sua capacità di esplorare il futuro prima ancora che questo diventasse oggi, fu capace di trasformare le avversità in opportunità. Fece delle scelte radicali, Elvira, e non se ne pentì mai, nemmeno di aver “abbandonato” Maria, la terza figlia in un istituto che garantisse quella presenza che lei, affascinata dal suo lavoro, non poteva permettersi. E fu capace di sopportare il successivo disprezzo di Maria e anche di Dora quella figlia il cui nome evocava momenti felici vissuti da ragazza che mal tollerava una presenza materna così ingombrante. Fu coraggiosa, osteggiò a modo suo e attraverso il cinema persino Mussolini e la censura sui film, ma fu carica di tormenti interiori tanto che si ritirò a Cava de Tirreni per l’ultima parte della sua vita lasciando che tutti la dimenticassero.