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In questo libro,Lakoff sostiene che gli uomini non hanno accesso a come il mondo è in sé, e che la loro conoscenza, a partire già dalle percezioni, è sempre “incorporata” (embodied), ossia mediata dal corpo e dalle sue capacità cognitive. Quando perciò Lakoff definisce la verità - analogamente a Johnson-Laird - come corrispondenza tra il modello mentale dell’enunciato ed il modello percettivo della situazione corrispondente (idem:293), si può dire - in un senso - che egli chiama in causa un confronto tra due tipi di rappresentazioni soggettive. Al tempo stesso, vi è un senso in cui un modello percettivo è indipendente dal soggetto. Ciò diventa evidente se confrontiamo la percezione con la capacità di costruire modelli mentali per combinazione concettuale. Il processo della combinazione concettuale è uno dei motori della conoscenza e della vita mentale in genere. Esso si estende dai più banali casi di immaginazione (un esempio di Kosslyn è quello di immaginare George Washington su una tavola da surf) alla costruzione di modelli per enunciati complessi a piacere, ed ancora alle ipotesi scientifiche. I nostri modelli mentali costruiti per combinazione concettuale non hanno in sé garanzia di verità, anzi in alcuni casi (vedi i racconti di finzione) non sono neanche interessati alla verità. Ora, il genere di libertà di cui disponiamo nel costruire modelli mentali per combinazione concettuale non ha un corrispettivo nel caso dei modelli percepiti: questi sono subìti dal soggetto piuttosto che costruiti da lui. In generale, diremo quindi che un modello costruito per combinazione è vero quando vi è un modello percepito corrispondente (o una classe di modelli percepiti corrispondenti). Questa proposta recupera l’idea della verità come corrispondenza pur mantenendo la tesi che la realtà in sé non è accessibile. Infatti, la corrispondenza si stabilisce tra rappresentazioni, rispettivamente, dipendenti e non dipendenti dal soggetto.
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