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Complementare al precedente 'Storie dell'Ottavo Distretto' e suo seguito ideale, questo volume assai autobiografico dipinge nitidamente le alterne vicende di tre generazioni di ebrei ungheresi tra affanni di sopravvivenza, piccole gioie familiari, persecuzioni hitleriane e staliniste, alle prese con un misterioso sogno da decifrare ed al significato da trarne per dare un senso alle loro difficili vite. I gemelli Pressburger, autori del libro e protagonisti della terza generazione della famiglia in esso descritta, restano eccelsi maestri nel descrivere un mondo perduto di piccoli e grandi uomini e donne, che nuotano tra mito e realtà, tra gioie e dolori, tra bianco e nero e colori come in un quadro di Chagall. Unica nota leggermente negativa per i due ultimi capitoli, dissonanti nel loro contenuto e soprattutto nel loro impianto narrativo. Malgrado ciò, questo piccolo libro resta un piccolo gioiello.
Recensioni
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scheda di Cavaglià, G., L'Indice 1988, n. 7
In questo racconto i due autori ricostruiscono un lungo frammento di biografia familiare sullo sfondo degli ultimi cinquant'anni di storia dell'Ungheria, loro paese d'origine. Il lettore riconoscerà gli ambienti e alcune delle figure delle "Storie dell'ottavo distretto" (pubblicate dai Pressburger sempre presso Marietti nel 1986): la Budapest degli anni Trenta e Quaranta, il quartiere che ospita gli strati più poveri della popolosa comunità ebraica, poi gli anni della guerra, delle persecuzioni e della difficile ricostruzione. L'"elefante verde" del titolo appare in sogno al capostipite della famiglia dei protagonisti - Jom Tow - e viene interpretato come un presagio di fortuna per i suoi discendenti. L'ansia di vedere realizzata la profezia è ciò che dà ai personaggi la forza di sopravvivere in mezzo alle ripetute avversità. Saranno i lontani nipoti Beniamino e Samuele a conquistare l'agognato successo, abbandonando la patria e trasferendosi prima negli Stati Uniti e poi in Italia. La prosa dei Pressburger, con il suo sobrio equilibrio fra tragico e grottesco, rappresenta la singolare e felicissima continuazione - in italiano - di una tradizione letteraria nata in un'altra lingua e un altro contesto nazionale: quella della grande novellistica ungherese del nostro secolo, da Ferenc Molnar a Tibor Déry.
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