All’uomo postmoderno manca spesso la consapevolezza che grazie al sentimento dell’ammirazione è dato di evitare il pericolo di cadere nell’abitudine e nella ripetitività, nella rigida spiegazione e nell’anonima catalogazione, nella noia e nel disincanto, nell’indifferenza e nell’impassibilità. In virtù di esso è concesso di porre tra parentesi pensieri prevenuti e luoghi comuni, di limitare boria e invidia, prepotenza e dominio, pessimismo e apatia, di superare i confini soggettivi per concedere spazio ai “pensieri dell’anima”, ai “ragionamenti del cuore”, alla conoscenza poetica, all’intuizione soprarazionale intrecciata di affetto e disponibilità. L’ammirazione chiede e sollecita partecipazione e concentrazione, coinvolgimento ed entusiasmo, apertura e passione, predispone all’ascolto e all’ospitalità, dota la persona di uno sguardo immaginativo e inventivo grazie al quale deviare dalle proprie aspettative e dal corso normale delle cose, abbandonare il convenzionale e l’ordinario, lo schematico e il paradigmatico, il detto e il rappresentato, non dare niente per scontato, non ritenere che esiste solamente ciò che si riesce a vedere o che si vuol vedere, andare oltre l’immediatezza, scoprire e considerare i dettagli distintivi e i loro legami. Essa rende più acuti e affinati gli occhi della mente e del cuore. Per questo permette di percepire il reale nella sua qualità di valore e nelle sue differenze, di cogliere le forme intime di ciascuna vita, di individuare l’essere proprio delle persone e delle cose, la loro esclusività, la loro unicità, la loro preziosità, il loro migliore e più bello, di trovare ciò che nella quotidianità resta oscurato, rimane velato, è umbratile, non emerge, non risplende. Mediante la pratica del sentimento dell’ammirazione il sé, l’altro, il mondo infrangono la soggettiva esperienza, rendono inutili previsioni, calcoli, prevenzioni e aspettative, la persona può aprire la mente e il cuore al non-ancora, può compiere uno slancio verso ciò che la sor-prende, che la supera, che è potenzialmente virtuoso. Il sé, l’altro, il mondo, letti e riletti con lo sguardo ammirativo, appaiono maggiormente evidenti, chiari, distinti, sono di più, si mostrano esuberanti rispetto alle personali capacità conoscitive, oltrepassano le possibilità sino ad allora considerate, scuotono, sfidano, seducono, appellano, impegnano. Ammirare rende possibile scorgere il sé, l’altro e il mondo, accorgersi della presenza e della continua novità di sé, dell’altro e del mondo, apprezzare sé, l’altro e il mondo, prendersene cura.
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