Due superbe figure femminili, complesse e sfaccettate, dominano questi drammi rappresentati tra il 420 e il 413 a.C. Ecuba, dopo la distruzione di Troia, è prigioniera di Agamennone; in lei lo strazio rassegnato per l'uccisione dei figli lascia spazio al desiderio di una feroce vendetta, compiuta con furia cieca e spietata. In Elettra, cui la madre ha ucciso il padre, il furore sopito è ridestato dall'arrivo del fratello Oreste, cui spetta il compito di vendicare il sangue versato con l'aiuto della sorella. Le due donne si muovono in un paesaggio allucinato, nel quale i morti condizionano i vivi e il presente è sovrastato da un passato che pone le regole e determina gli eventi. L'odio e la vendetta sono la misura di tutte le cose, ma quando la vendetta è compiuta e l'odio viene meno, il mondo torna a mostrare i propri nudi, desolati contorni e l'uomo si scopre solo.)
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