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scheda di Cerasi, E., L'Indice 1996, n. 6
Ci sono testi la cui lettura è una violentissima scarica di emozioni e di interrogativi, sì che è davvero difficile indicarne sommariamente i motivi esteriori. "Eco" di Luisa Zille per quanto ci riguarda è tra questi. Si tratta di una raccolta di poesie in dialetto veneziano e in italiano, divisa in tre sezioni: "Sora al gualivo quieta", "Cansone" e "Eco". Diciamo subito del primo interrogativo: perché estendere il titolo della sezione "italiana" all'intero volume? Per Zanzotto l'eco è "l'evocazione più precisa di una condizione di esistenza in cui la voce risuona come un riflesso decentrato dell'esterno, quasi soffocata nella sua stessa condizione". Ed è vero altresì che nell'ultima sezione si trovano concentrati i temi che percorrono l'intera raccolta. Tra questi, indubbiamente principale è il motivo della sete: da leggersi, spiega lo stesso Zanzotto, "non come desiderio ma come arsura, desertificazione del proprio essere, contrapposta a una pericolosa abbondanza d'acque sentite come pervadenti, ma dalle quali è impossibile attingere". Ce n'è abbastanza per indicare la tonalità dominante di questo testo intensissimo. La paura di sé, dei propri sentimenti, quando li si vede oscillare tra gli estremi di una forza infuocata, violenta, inondante, e una contrapposta impotenza diaccia, sopita e arsa: "te sofri/ ti tien a bada/un mar de sguassi/i troppi seci grandi pieni de acua/ me paure tenaresse insensae/ - anca ti mi provo a negar? -". I secchi pieni di acqua sono metafora di un sentimento sovrabbondante, sempre a rischio di rovesciarsi sulla persona amata e travolgerla. Di qui la tragica tentazione a rovesciarli su di sé, questi secchi, a implodere dentro questi nodi.
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