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Gli ebrei in Sicilia dai normanni a Federico II - Raphael Straus - copertina
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Gli ebrei in Sicilia dai normanni a Federico II - Raphael Straus - copertina

Dettagli

1992
1 gennaio 1992
116 p.
9788878040779

Voce della critica

ZAZZU, GUIDO NATHAN (A CURA DI), E andammo dove il vento ci spinse, Marietti, 1992
STRAUSS, RAPHAEL, Gli ebrei di Sicilia dai Normanni a Federico II, Flaccovio, 1992
recensione di Veronese, A., L'Indice 1993, n. 7

A cinquecento anni dalla promulgazione dell'editto di espulsione che segn• un momento di svolta tragico per quell'importante nucleo del giudaismo d'Europa costituito dalla compagine ebraica spagnola, non poteva mancare una particolare attenzione editoriale al tema della storia degli ebrei. Entrambi i saggi qui segnalati sono infatti intesi a delineare le forme della presenza ebraica in Europa - e in particolare nell'Europa mediterranea - tra medioevo ed età moderna, pur riferendosi a problematiche e ambiti geografici e cronologici differenti.
Il primo volume è costituito dalla ristampa integrale dello studio di Raphael Strauss dedicato alla storia degli ebrei in Sicilia, pubblicato per la prima volta in tedesco nel 1910, preceduto da una breve introduzione di Salvatore Mazzamuto. Come giustamente osserva quest'ultimo, il lavoro di Strauss merita di essere ancor oggi proposto all'attenzione del lettore per più di una ragione. In primo luogo, "Gli ebrei di Sicilia" costituisce ancora una lettura piacevole e stimolante: e innanzi tutto, anche se non solo, da un punto di vista storiografico. Strauss, che era nato a Karlsruhe nel 1887, è infatti un rappresentante esemplare di un particolare ceto di intellettuali ebrei tedeschi vissuto a cavallo tra Otto e Novecento: periodo questo che segn• uno dei momenti più significativi di una tentata integrazione di molta parte del giudaismo tedesco all'interno della società germanica, e i cui limiti apparvero evidenti appena pochi decenni dopo, con l'avvento del nazismo e la tragedia della Shoah. L'amore per la Germania e per tutto ciò che è tedesco si ritrova con grande frequenza all'interno dell'opera di Strauss: rilevante è la contrapposizione - più volte sottolineata dall'autore - tra il periodo normanno-svevo, caratterizzato a suo avviso da una unificazione di territori, di nazionalità e di ordinamenti politici differenti sotto un forte potere centrale, in grado di garantire pace, giustizia e equilibrio sociale, e il successivo periodo angioino. Con il declinare della civiltà "tedesca" e l'affermazione della civiltà "romana", rappresentata dalla Chiesa e dai suoi alleati, la concordia del periodo precedente ebbe fine, e questo significò anche per gli ebrei un peggioramento di status giuridico e sociale. La Sicilia e Federico II sono per Strauss simbolo del binomio - fortemente connotato ideologicamente - 'Judentum/Deutschtum', che sembrava ormai realizzato a gran parte degli intellettuali ebrei tedeschi di inizio secolo.
Strauss mostra un forte interesse per il contesto politico e culturale all'interno del quale si realizzò l'inserimento degli ebrei siciliani nello stato normanno-svevo: il volume si apre difatti con un'ampia disamina dei rapporti esistenti tra stato ed ebrei, con particolare riguardo alla posizione giuridica e fiscale di questi ultimi e ai loro rapporti con i poteri pubblici minori (autonomie cittadine e istituzioni ecclesiastiche).
Nonostante l'interesse prevalente per gli elementi legati alla sfera politico-giuridica, Strauss analizza con molta lucidità anche i tratti fondamentali della vita economica ebraica, le caratteristiche dell'organizzazione interna delle comunità, il dispiegarsi della loro vita culturale. Conclude il volume un'appendice documentaria nella quale l'autore segnala e a volte parzialmente trascrive i documenti di maggiore interesse per la ricostruzione della storia degli ebrei siciliani.
Unico appunto: proprio perché si tratta di un'opera ancor oggi utile a chiunque si accosti alla storia degli ebrei nel mezzogiorno d'Italia, sarebbe stata forse opportuna la segnalazione, nelle note e in un'appendice bibliografica, dei più importanti tra i contributi recenti, come è stato fatto ad esempio da Filena Patroni Griffi in occasione della ristampa di un'altra opera fondamentale per la storia dell'ebraismo meridionale, quella di Nicola Ferorelli.
Il secondo volume, a cura di Guido Nathan Zazzu, è costituito da una raccolta di saggi di varia natura, tutti gravitanti attorno al tema dell'espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492 e delle sue conseguenze. I singoli contributi analizzano le fasi principali dell'espulsione, seguendo poi - anche attraverso la ricostruzione di singole vincende - gli esiti di quella che si configurò come una vera e propria diaspora di massa. Apre il volume un contributo di Lea Sestieri ("1492 l'espulsione dalla Spagna e i paesi di rifugio") dove si rammentano rapidamente gli avvenimenti che portarono i re cattolici a promulgare il bando di espulsione (31 marzo 1492) e si analizzano le reazioni degli ebrei spagnoli di fronte a una decisione che li bandiva da una terra che era stata per molti secoli una patria accogliente, un paese in cui l'osmosi tra mondo ebraico e mondo cristiano era stata profonda e durevole come forse in nessun altro luogo. Quasi all'improvviso, migliaia di persone dovettero operare la difficile scelta fra esilio e conversione: per coloro che scelsero di restare c di convertirsi si aprì in quel momento un altro capitolo drammatico, quello dei loro rapporti con un mondo cristiano sempre più chiuso e ostile, all'interno del quale l'Inquisizione lavorò per secoli allo scopo di eliminare ogni traccia di quello che era stato il fiorente ebraismo sefardita. Per coloro che scelsero la via dell'esilio ebbe inizio invece una spesso drammatica peregrinazione, che per molti si concluse con la morte o con il mercato degli schiavi. Delle sofferte vicende della diaspora sefardita riferisce Guido Nathan Zazzu ("E andammo dove il vento ci spinse"), che analizza inoltre lucidamente la fase di transizione vissuta dall'Europa nel XV secolo e le sue ripercussioni sulle vicende ebraiche. I contributi di Robert Bonfil ("Chi era Ludovico Carretto, apostata") di Rossana Urbani ("Indizi documentari sulla figura di Joseph Ha Cohen e della sua famiglia nella Genova del XVI secolo"), di Davide Nizza ("Don Izhak AbrabanŠl, un pensatore sefardita in Italia"), di Michele Luzzati ("Fuggire dalla Spagna per convertirsi in Italia: ebrei sefarditi a Lucca alla fine del Quattrocento") seguono le vicende particolari di alcuni dei più noti ebrei sefarditi. Particolarmente stimolante il contributo del Luzzati, che mette a fuoco - pur partendo da un angolo visuale molto particolare, quello della presenza ebraica a Lucca tra XV e XVI secolo - alcuni importanti aspetti legati al problema della conversione. L'autore ricostruisce brevemente la vicenda del figlio di Meir da Toledo di Castiglia, che nel 1494 si trovava a Lucca convertito al cristianesimo: il fatto che l'apostasia fosse avvenuta a brevissima distanza dall'abbandono della Spagna indica a parere di Luzzati che si trattò di una scelta già meditata al tempo dell'editto di espulsione, ma che il probabile futuro dei 'conversos' spagnoli avesse indotto più di un ebreo di un certo livello sociale ed economico a scegliere - per conservare il proprio status - in prima istanza l'esilio piuttosto che la conversione in terra iberica. Pochi furono tuttavia gli ebrei che poterono scegliere con tanta libertà dove e come convertirsi: sul problema delle conversioni forzate e del ritorno all'ebraismo scrive, in appendice al volume, Yosef Kaplan ("Gli ebrei portoghesi ad Amsterdam. Dalla conversione forzata al ritorno all'ebraismo").
Di carattere più leggero e di piacevole lettura, infine, i due saggi di Matilde Cohen Sarano ("Il proverbio giudeo-spagnolo di Livorno") e di Gabriele Bedarida ("Tradizioni folcloriche sefardite a Livorno") che introducono all'affascinante tema delle "sopravvivenze" ispaniche all'interno della comunità ebraica livornese.

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