László Krasznahorkai è uno scrittore ungherese, Paese che ha lasciato nel 1987 per Berlino Ovest, per poi vivere negli Usa, in Cina, in Giappone. Ha vinto numerosi premi internazionali, tra i quali nel 2015 l’International Man Booker Prize. La critica lo considera il più grande scrittore ungherese vivente, sia per i suoi romanzi sia per i suoi racconti. Susan Sontag l’ha definito "il maestro ungherese dell’apocalisse" e a questo ha risposto in un'intervista per il Corriere della Sera: «L'apocalisse è la condizione del nostro mondo, il suo stato ordinario, ci siamo già dentro, ci viviamo immersi, non c'è nulla da aspettare, è già qui, ed era già qui, e ci sarà sempre fintantoché esisterà l'umanità, fino a quando non ci annienteremo a vicenda: l'apocalisse è la nostra dimensione naturale».
Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo: Satantango (Bompiani 2016) scritto nel 1985, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al Premio Strega Europeo nel 2017, da cui Béla Tarr ha tratto un celebre film; Melancolia della resistenza (Zandonai e poi Bompiani); Il Ritorno del Barone Wenckheim (Bompiani 2019), vincitore del National Book Award for Translated Literature nel 2019; Guerra e guerra (Bompiani 2020); Seiobo è discesa quaggiù (Bompiani 2021), Herscht 07769 (Bompiani 2022).