Figlio di un funzionario dell'ambasciata argentina in Belgio, è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo argentino naturalizzato francese, particolarmente attivo nei generi del fantastico, della metafisica, del mistero. È oggi considerato fra i maggiori autori di lingua spagnola del ventesimo secolo.
La sua formazione avviene all’insegna della contaminazione: filosofi come Montaigne, Platone, Cocteau costellano le sue letture di ragazzo, mentre traduce Jean Giono, André Gide, Chesterton, e ascolta tanta musica, in particolare il jazz (cui dedicherà più in là, nel 1959, L'inseguitore). Nel 1941, a ventisette anni, pubblica un lungo articolo su Rimbaud, firmandosi Julio Denis; nel 1948, per la mitica rivista Sur diretta da Victoria Ocampo, scrive Muerte de Antonin Artaud e l’anno dopo si dà al «poema drammatico», Los reyes, «una cosa a metà fra Valéry e Saint-John Perse».
Dal 1946 comincia a lavorare a un vasto studio su John Keats, che rielabora appena sbarcato a Parigi, ma che uscirà postumo per Fazi editore, dal titolo: A passeggio con John Keats. In un excursus letterario lungo seicento pagine, l'autore mette sì al centro la vita e la poesia di un poeta da lui molto amato, ma non perde occasione di ritrarre sullo sfondo Buenos Aires, i profumi e le luci della metropoli argentina, le vastità sterminate della pampa oltre i suoi confini, i suoi amici poeti amici, i loro versi e le loro discussioni notturne, avvolti dal fumo delle sigarette e dall'odore del caffè.
Il concetto di libertà è il fil rouge che attraversa tanto la poetica dell'autore quanto la sua irrequieta vita. Da un lato, infatti, c’è la scrittura che sgorga impetuosa da una spinta “futuristica” a scardinare la lingua dall’interno nell’intento di liberare, appunto, le parole.
Nella sua vasta produzione narrativa figurano diversi libri di racconti (non seguono sempre una linearità temporale ed i personaggi esprimono una psicologia profonda; il volume complessivo dei racconti è apparso, nella «Biblioteca della Pléiade» per le cure di Ernesto Franco) oltre a Bestiario (1965) e al Gioco del mondo. Rayuela (1969), forse il suo romanzo più celebre.
Storie di cronopios e di famas è del 1971, Ottaedro del 1979, poi sono seguiti Il viaggio premio, Il persecutore, Fine del gioco, Carte inaspettate e Gli autonauti della cosmostrada ovvero Un viaggio atemporale Parigi-Marsiglia, diario di viaggio scritto a quattro mani con la terza moglie, Carol Dunlop.
«In fondo siamo così liberi, viviamo così poco legati a un passato o a un futuro, che l’ineffabilità sembra la nostra essenza più autentica.»