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STRADA, VITTORIO (A CURA DI), L'altra rivoluzione, La Conchiglia, 1994
GOR'KIJ, MAKSIM, Due anime, Il Poligrafo, 1995
recensione di Niero, A., L'Indice 1995, n.10
Dopo la nuova traduzione di "Foma Gordeev" (Editrice Bibliografica, Milano 1993, Introd. di Maria Luisa Dodero, trad. dal russo di Mario Alessandro Curletto) e il lungo capitolo su Gor'kij ne "I manoscritti non bruciano" di Vitalij Sentalinskij (Garzanti, Milano 1994, trad. dal russo di Cristina Moroni), un gruppo di studiosi approfondisce alcuni importanti momenti del percorso umano e artistico gorkiano: la "Scuola di Capri" e la "Costruzione di Dio".
Nel 1909 Gor'kij, Lunacarskij e Bogdanov fondarono una scuola per la formazione politico-culturale di operai, destinati a ritornare in patria per occupare posti chiave dopo la rivoluzione. Il progetto non si limitava all'indottrinamento politico, ma intendeva fornire un'educazione di ampio respiro: economia politica, letteratura russa, storia della Russia e del Partito operaio socialdemocratico russo, ecc. Propositi ambiziosi e ramificati, nati dalla singolare unione di razionalismo scientista e "cultura proletaria" di Bogdanov (vedi il suo "Empiriomonismo") con il collettivismo pseudoreligioso di Lunacarskij e Gor'kij (programmatiche in quest'ottica le due rispettive opere "Religione e socialismo" e "Confessione"): componenti poi sotterraneamente confluite nell'ideologia ufficiale staliniana.
Sullo sfondo dell'impresa educativa i dissapori e la "concorrenza" tra Lenin (impegnato a Parigi nella "sua" scuola rivoluzionaria) e la coppia Gor'kij-Bogdanov. L'esperimento gorkiano, calato nella lussuosa cornice caprese, durò quattro mesi soltanto: apertamente osteggiato da Lenin, economicamente gravoso, scisso al suo interno in fazioni contrapposte, restò un audace tentativo di "università operaia" e fin smantellato dalla delazione alla polizia zarista di uno degli allievi, A. Romanov; altro traditore, stavolta ideologico, fu Michail Vilonov, che passò dalla parte di Lenin. Il libro comprende anche le pagine militanti della "Storia della letteratura russa: lezioni capresi" ("letteratura delle domande") di Gor'kij e la testimonianza atmosferico-letteraria "Gor'kij caprese" di Aleksej Zolaterev.
"Due anime", di sei anni posteriore all'esperienza della "Scuola", chiarisce ulteriormente i contrasti Lenin-Gor'kij; sfociati poi in un sostanziale e consapevole avvicinamento di quest'ultimo al regime sovietico. Si tratta di un breve intervento (apparso sulla rivista "Letopis") in cui Gor'kij muove un'accusa contro l'immobilismo orientale, e contemporaneamente elogia l'attivismo dell'Occidente. Da vedere - nota la curatrice - nella "chiave provocatoria che gli è propria", questo pamphlet ripropone il conflitto tra le due anime della Russia già esploso ottant'anni prima nella celebre "Prima lettera filosofica" di Caadaev. A "Due anime" rimanda lo stesso curatore di "L'altra rivoluzione": "La rivoluzione leniniana del 1917 appariva a Gor'kij rischiosa perché, secondo lui, avrebbe scatenato le oscure masse magiche", portatrici dello spirito orientale che impacciava la Russia. Nelle sue pagine agili e contundenti, Gor'kij sopporta con varie citazioni il bipolarismo spirituale russo, debordando talvolta in considerazioni sulla debolezza dell''intelligencija' russa contemporanea e derivando curiosamente ogni male slavorientale da un presunto sguardo troppo puntato a est. Non sorprende, quindi, l'ostilità dei lettori dell'epoca, ai quali Gor'kij risponde in un'apposita "Lettera" (anch'essa qui tradotta), ribadendo il suo tormento per l'arretratezza morale e spirituale della Russia. Un filo-occidentalismo che - si osserva nella premessa a "Due anime" - rispecchia il "materialismo ottimistico, illimitatamente fiducioso nelle sorti del progresso tecnico e storico, tipico di gran parte del socialismo cosiddetto scientifico" ma di discutibile lungimiranza
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