Indice
Le prime pagine del libro
L’ultimo giorno da vivo di Waldemar Leverkuhn non sarebbe potuto cominciare in maniera migliore.
Dopo il vento e la pioggia insistente della notte, un gradevole sole autunnale entrava dalla finestra della cucina. Dal balcone che dava sul cortile si sentiva il sommesso e caratteristico tubare dei colombi innamorati, e dalle scale proveniva l’eco sempre più fievole dei passi della moglie diretta al mercato. Il Neuwe Blatt era aperto sul tavolo. Waldemar aveva appena aggiunto un paio di gocce di jenever al caffè del mattino quando Wauters lo chiamò al telefono.
«Abbiamo vinto» gli comunicò l’amico.
«Vinto?» disse Leverkuhn.
«Altroché!» esclamò Wauters. «L’hanno detto alla radio.»
«Alla radio?»
«Diavolo, ventimila! Cinquemila a testa, ed era anche ora!»
«La lotteria?»
«La lotteria, sì. Che cosa credevi? Te l’avevo detto che c’era qualcosa nell’aria quando ho comprato il biglietto! Porca miseria! Li faceva scorrere come… come se stesse scegliendo quello giusto, la signora Milkerson dell’edicola. Due, cinque, cinque. Uno, sei, cinque, cinque! Sono stati i cinque a portare bene, si capisce. Era tutta la settimana che me lo sentivo!»
«Quanto hai detto che abbiamo vinto?»
«Ventimila! Cinque a testa, devo telefonare anche agli altri. Ci vediamo stasera da Freddy’s, oggi si fa festa sul serio, cazzo!»
«Cinquemila…?» disse Waldemar Leverkuhn, ma Wauters aveva già riattaccato.
Rimase un momento in piedi con il ricevitore in mano e avvertì un lieve capogiro. Cinquemila gulden? Sbatté piano le palpebre un paio di volte e, quando la vista tornò a schiarirsi, il suo sguardo si diresse involontariamente verso il cassettone su cui troneggiava la foto delle nozze.
Quella nella cornice dorata. Mise lentamente a fuoco il viso fresco e rotondo di Marie-Louise. Le sue fossette e i ricci a cavatappi. Un vento leggero nei capelli. Gli occhi luminosi.
Allora era così, pensò. Deliziosa. Nel 1948.
Deliziosa come un pasticcino con la panna montata! Tirò fuori il fazzoletto e si soffiò il naso. Si grattò un po’ titubante in mezzo alle gambe. Poi era cambiato tutto. Ma per le donne andava così. Fiorivano presto, poi venivano le gravidanze, l’allattamento, si appesantivano e diventavano… recalcitranti. Era normale. Per gli uomini era diverso, molto diverso.
Sospirò e uscì dalla camera. Continuò a seguire il corso dei suoi pensieri pur non avendone alcuna voglia. Gli succedeva spesso, ultimamente.
Gli uomini si mantenevano in forma molto più a lungo, ecco la differenza… la maledetta differenza. Ma alla fine le cose si appianavano.
Nell’autunno della vita gli istinti si placavano, doveva riconoscerlo. Da entrambe le parti.
Del resto, cosa si poteva pretendere? Settantadue anni lui, sessantanove lei. Aveva sentito di gente che andava avanti anche ben oltre questa età, ma era molto probabile che lui avesse chiuso in maniera definitiva, doveva solo prenderne atto e rassegnarsi.
Fatta eccezione per dei guizzi sporadici, di cui avrebbe anche fatto volentieri a meno. Una pallida reminiscenza dei tempi che furono.
Nient’altro che un ricordo.
Le cose stavano così. Un brivido fugace, che non cambiava nulla. Si sedette di nuovo al tavolo di cucina.
Cinquemila!
Sant’Iddio, che colpaccio! Si sforzò di pensare. Cinquemila gulden!
Ma non riusciva a essere euforico fino in fondo. Che cavolo ne avrebbe fatto, di così tanti soldi?
Un’automobile? Difficile. Di certo avrebbe potuto permettersi un buon usato, e aveva ancora la patente, ma non guidava da dieci anni. Da un pezzo non aveva più voglia di andarsene in giro per il mondo.
Niente viaggi. Come diceva sempre Palinski: avevano già visto quasi tutto, e anche di più.
Un televisore nuovo?
Non ne avevano bisogno. Il loro aveva solo qualche anno, e in pratica ci si addormentava davanti e basta.
Mandò giù una sorsata di caffè e fissò il giornale senza leggere.
Un abito nuovo?
Per il suo funerale, o cosa?
Così su due piedi non gli veniva in mente proprio nulla di cui avesse davvero bisogno. Il che la diceva lunga su che povero diavolo fosse diventato. Nemmeno capace di buttare un po’ di soldi. Dannazione!
Waldemar Leverkuhn spinse da parte il giornale e si versò un’altra tazza di caffè e jenever.
Quello almeno se lo poteva concedere, no? Un piccolo bis. Restò un momento ad ascoltare i colombi mentre sorseggiava dalla tazza. Magari avrebbe potuto fare così. Permettersi qualche piccolo lusso. Spendere di più da Freddy’s. Vini più costosi. Un buon boccone da Keefer’s o Kraus.
Perché no? Vivere un po’ meglio per qualche annetto.
Ma il telefono suonò di nuovo.