La “Rossini-renaissance”, l’entusiasmante recupero del repertorio operistico serio del compositore pesarese sviluppatosi alla fine degli anni Sessanta del Novecento, parte da lon-tano e dal Maggio Musicale Fiorentino. Fin dalla seconda edizione del Festival, nel 1935, con il Mosè che vede sul podio uno dei pionieri di quella storica impresa, Vittorio Gui, e protago-nista Tancredi Pasero, l’interesse del Maggio Musicale inizia a concentrarsi sulla produzione artistica rossiniana. Nel 1939 è la volta del Guglielmo Tell diretto da Gino Marinuzzi e l’anno successivo della Semiramide con Gabriella Gatti, Ebe Stignani, Tancredi Pasero e Ferruccio Tagliavini, guidati da un’altra bacchetta fondamentale in questa prima fase di riscoperta dei capolavori del pesarese, quella di Tullio Serafin. Nel 1949 torna sulle scene fiorentine L’assedio di Corinto, con Renata Tebaldi nella parte di Pamira e la direzione di Gabriele Santini, che salirà sul podio anche nel 1951 per un’altra edizione del Mosè, protagonista Boris Christoff. Ma è nel 1952 che il Maggio getta le vere e proprie basi della “Rossini-renaissance” allestendo nel quindicesimo Festival Armida con Maria Callas, Il Conte Ory, Tancredi con Teresa Stich Randall e Giulietta Simionato (mentre il Direttore artistico Francesco Siciliani aveva tentato invano di schierare un’accoppiata Tebaldi-Callas che sarebbe risultata leggendaria se si fosse concretizzata), La scala di seta, La pietra del paragone e Guglielmo Tell, con la Tebaldi come Matilde e il contestatissimo Kurt Baum nei panni di Arnoldo. Dopo le riprese del Conte Ory e della Scala di seta al Piccolo Teatro nel 1954, il Maggio prosegue la sua indagine del repertorio serio rossiniano con La donna del lago quale inaugu-razione della ventunesima edizione del Festival, il 9 maggio 1958, collocata nella dimensione raccolta e acusticamente perfetta del Teatro della Pergola. A dirigere l’opera è chiamato l’in-faticabile ottantenne Tullio Serafin, la regia viene affidata al giovane Carlo Maestrini, le scene e i costumi ad Attilio Colonnello, il quale immagina la vicenda tratta dal poema di Sir Walter Scott in una Scozia pittorica di grande suggestione.Il documento sonoro che ora si rende disponibile, dopo un accurato restauro dei na-stri originali conservati nell’archivio del Maggio Musicale, deve essere ascoltato nello spirito pionieristico che animò quella prima ripresa in tempi moderni, una forma mentis lontana anni luce dallo scrupolo filologico e dalla conoscenza della prassi esecutiva che avrebbero contraddistinto, almeno dieci anni più tardi, il definitivo sviluppo della “Rossini-renaissance”.
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