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Pierre-Jean Jouve in Italia è noto soprattutto come poeta, mentre della sua interessante opera narrativa il titolo più conosciuto è un magnifico romanzo ambientato proprio nel Belpaese: Paulina 1880 (1925), luminosissima storia di un'abiezione e di un riscatto nella fede (condita di innumerevoli sarcasmi e indimenticabili lampi lirici) non più disponibile da molti anni. Adelphi ora manda opportunamente in libreria una rarità presentando, in coincidenza con un ritorno di interesse segnato dalla recente ripubblicazione da parte di Mondadori di una silloge di poesie nella versione di Nelo Risi, il commento al Don Giovanni che illustra un altro aspetto dell'attività dello scrittore francese.
La relazione con la musica nella sua opera è strettissima e tutta la sua intensa scrittura è segnata da un ritmo che è poi quello di una "invidia", di un "desiderio" verso l'arte sorella, perché "è la più sospesa e la più libera". Oltre a questo studio, nel catalogo dell'autore figurano infatti anche un "corpo a corpo" con Wozzeck di Alban Berg, firmato insieme a Michel Fano (1953), analogo per fattura e scopi alla monografia qui presentata (e anch'esso notevole) e uno straordinario poemetto dedicato al Combattimento di Tancredi e Clorinda (1951), nato dall'ascolto del brano monteverdiano e che Yves Bonnefoy ha giudicato tra le vette della poesia francese del Novecento. LÆEkfrasis, quindi, ovvero la ricreazione di un'arte con i mezzi di un'altra, è la forma adottata dallo scrittore nell'intensissimo corpo a corpo con il capolavoro mozartiano, che nasce da una assidua frequentazione della scena salisburghese negli anni trenta e da una relazione d'amicizia con uno dei protagonisti di questa esperienza: il direttore d'orchestra Bruno Walter, che figura nelle pagine d'apertura insieme alla memoria di Ezio Pinza "in seta bianca", memorabile interprete del personaggio. Il match, senza esclusione di colpi, parte da una considerazione acutissima della ricezione del compositore che al tempo della gioventù dello scrittore era considerato "immagine della musica infantile, innocente, volutamente incurante tanto è avulsa dalla miseria della vita, immagine leziosa e riuscita, una sorta di Watteau sentimentale".
Qui il genio del musicista è invece visto decisamente sotto il segno della morte che spiega e motiva la determinazione di una forma artisticamente perfetta e che secondo le parole, adeguate, di Jouve "è sorella del fuoco; il dato enigmatico è la bellezza: che essa sia costante e che lasci sempre scorgere, pur dissimulandola, la sofferenza interiore". Mozart, quindi, come creatore di forme sublimi e terribili, strappato solo faticosamente agli adulatori, che adorano farne una statuina di marzapane, eludendo i contrasti e mettendo la sordina ai tormenti. Oggi, dopo Amadeus e tutte le possibili variazioni pop sul tema più o meno interessanti e azzeccate, ricorre l'immagine di una grazia conquistata al caos e all'ombra e in perpetuo bilico verso altre e più cupe dimensioni, che proprio per questo è tanto straziante, in quanto e per quanto non ottenuta per acquisizione divina, dato che risalta in alcune performance storiche (come, ad esempio, quelle diverse eppure affini di Lisa Della Casa e Lucia Popp).
Il libro di Jouve, presentato una prima volta nel 1935 e riproposto con varianti nel 1967, rientra nel novero dei più interessanti confronti novecenteschi con l'opera del musicista di Salisburgo, a fianco delle pagine, altrettanto e a diverso titolo rivelatrici di Hermann Hesse (Il lupo della steppa, in cui il musicista viene definito "la via aurea che porta alla felicità"), Nina Berberova (La resurrezione di Mozart), Wystan Hugh Auden (Metalogue to the Magic Flute) e Ingeborg Bachmann (Album per Mozart), senza contare tutto il filone d'intrattenimento (da Ernst W. Heine a Laura Mancinelli), i contributi biografici (in primis quello, magnifico, di Hildesheimer) e le maggiori incursioni critiche che spesso giocano da vicino con gli strumenti della narrazione. Questa intensissima guida a Don Giovanni è dunque una presenza importante nel ricchissimo (addirittura strabordante, se si prendono in esame le citazioni e le allusioni) catalogo delle scritture mozartiane, nel quale i temi dell'opera vengono analizzati da ogni possibile punto di vista. Proprio il continuo cambio di angolazione permette delle improvvise messe a fuoco che danno luogo a vere e proprie epifanie, e in una sola frase chiarificatrice il percorso si riassume in "un'esperienza complessa della morte in un'arte che ha il dono della grazia". Nella continua alternanza tra tragedia e estasi si svolge quindi il filo del pensiero di Jouve, che merita senz'altro ulteriore attenzione nello specifico di una tensione tra musica e poesia che ha pochi paragoni nel tessuto, pur ricchissimo, del secolo da poco concluso.
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