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Gian Antonio Stella racconta la storia della disabilità, una storia di orrori, crimini, errori scientifici, incubi religiosi fino alla catastrofica illusione di perfezionare l’uomo e al genocidio nazista degli «esseri inutili», attraverso le vite di uomini e donne che hanno subìto di tutto.
Agli sgoccioli d’una vita davvero speciale, Stephen Hawking poteva muovere solo la palpebra dell’occhio destro ma continuava a fare conferenze e rinnovò fino all’ultimo la prenotazione per un volo nello spazio. Dodicimilacinquecento anni prima il suo avo preistorico «Romito 8», paralizzato per una brutta caduta, riuscì a vivere e a essere utile agli altri grazie a ciò che gli era rimasto di intatto: i denti. Lontanissimi nel tempo e nello spazio, li legava l’amore per la vita, la forza di volontà, la fantasia. È lunga la storia dei disabili. Segnata, da un capo all’altro del pianeta, da millenni di silenzi, mattanze, ferocia, abbandoni. Ma anche da vicende umane straordinarie. Di «deformi» acclamati imperatori come Claudio, narratori immensi anche se ciechi come Omero, raffinati calligrafi senza braccia come Thomas Schweicker, geniali pianisti nonostante la cecità e l’autismo come lo schiavo nero «Blind Tom», poliomielitici eletti quattro volte alla Casa Bianca come Franklin D. Roosevelt, artiste capaci di sfidare paure millenarie mostrando la propria disabilità come Frida Kahlo, giganti «nani» come Antonio Gramsci, Henri de Toulouse-Lautrec, Giacomo Leopardi… Ma più ancora milioni di anonimi figli d’un dio minore che sono riusciti in condizioni difficilissime a tirar fuori, per dirla con papa Francesco, «la scatoletta preziosa che avevano dentro». Gian Antonio Stella racconta la storia della disabilità, una storia di orrori, crimini, errori scientifici, incubi religiosi fino alla catastrofica illusione di perfezionare l’uomo e al genocidio nazista degli «esseri inutili», attraverso le vite di uomini e donne che hanno subìto di tutto resistendo come meglio potevano all’odio e al disprezzo fino a riuscire piano piano a cambiare il mondo. Almeno un po’.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lettura necessaria. I media diffondono ideali di bellezza a tutti i costi. Il mondo del lavoro ci vuole rapidi, efficenti, efficaci sempre e comunque. Il dolore bisogna scegliere se nasconderlo o spettacolarizzarlo. Il lessico tende a banalizzare o ridurre la complessità delle condizioni individuali, a minimizzarne l'impatto, a generalizzarlo. I vocaboli comuni non raccontano nulla delle persone o delle loro storie. L'atteggiamento più comune è improntato al pietismo o al buonismo. Qui si scava negli archetipi delle culture per dimostrare l'universalità e l'insensatezza dei luoghi comuni sui disabili e sulla disabilità. La concezione dei disabili come un peso ha una tradizione che va dal mito di Efesto agli esperimenti nazisti. Gli scarti della società hanno popolato conventi, orfanotrofi, manicomi e luoghi inaccessibili, perché l' importante era non vederli. Non vederli equivaleva a dimenticarli, a percorrere la via più semplice e comoda. Loro non possono stare al passo: hanno il corpo che pesa, l' incedere faticoso, la mente altrove, poverini o si tratta di individui pericolosi, inutili, spaventosi. Essi hanno popolato corti e circhi come fenomeni da baraccone, creature strane ed estranee da esibire, che oggi sono protagonisti di serie Tv. La sensibilità, l' ascolto, la cura, l' inclusione sono recenti da parte di chi ha impiegato cuore e competenze senza pregiudizi. Qui ci sono capacità e caparbietà, esempi di vite piene nonostante tutto.
Un libro importante, dettagliato e significativo sui disabili nella storia e sulla storia politica e sociale nei confronti della disabilità.
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