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Qualunque sia il settore di attività a cui si applica, l'«economia criminale» sembra avere un comune e preliminare obiettivo: inquinare e disarticolare il sistema delle regole istituzionali che presiedono alla vita economica. L'economia criminale lavora sistematicamente con l'intento di minare il grado di fiducia insito nel sistema delle relazioni istituzionali vigenti, per poterle sostituire con relazioni fiduciarie alternative. Se si vogliono combattere i presupposti profondi di ogni economia criminale, a questa continua produzione di «disordine» e di «sregolazione» che le organizzazioni criminali ingenerano, si deve opporre, da parte delle istituzioni pubbliche, una efficace e contrapposta opera di reintroduzione di regole.In questo volume - che fa parte di una serie realizzata da un gruppo di studiosi coordinati da Ada Becchi, per conto del Servizio antiriciclaggio dell'Ufficio Italiano Cambi - viene esaminato l'insieme delle regolazioni con le quali le istituzioni cercano di «fare ordine», e in particolare di separare l'economia legale da quella illegale. I deficit delle regolazioni attuali, dovuti a carenze nella formulazione o nell'attuazione, sono valutati per indicare percorsi correttivi e approcci alternativi. La ragione più profonda delle regolazioni sta infatti non tanto nella loro capacità di imporre l'ordine, quanto nell'efficacia con cui riescono a combattere il disordine. Al cuore della dinamica che lega regole e sregolazioni stanno oggi alcuni dei problemi più acuti dello stato di diritto e della stessa democrazia.
Qualunque sia il settore di attività a cui si applica, l'«economia criminale» sembra avere un comune e preliminare obiettivo: inquinare e disarticolare il sistema delle regole istituzionali che presiedono alla vita economica. L'economia criminale lavora sistematicamente con l'intento di minare il grado di fiducia insito nel sistema delle relazioni istituzionali vigenti, per poterle sostituire con relazioni fiduciarie alternative. Se si vogliono combattere i presupposti profondi di ogni economia criminale, a questa continua produzione di «disordine» e di «sregolazione» che le organizzazioni criminali ingenerano, si deve opporre, da parte delle istituzioni pubbliche, una efficace e contrapposta opera di reintroduzione di regole.
In questo volume - che fa parte di una serie realizzata da un gruppo di studiosi coordinati da Ada Becchi, per conto del Servizio antiriciclaggio dell'Ufficio Italiano Cambi - viene esaminato l'insieme delle regolazioni con le quali le istituzioni cercano di «fare ordine», e in particolare di separare l'economia legale da quella illegale. I deficit delle regolazioni attuali, dovuti a carenze nella formulazione o nell'attuazione, sono valutati per indicare percorsi correttivi e approcci alternativi. La ragione più profonda delle regolazioni sta infatti non tanto nella loro capacità di imporre l'ordine, quanto nell'efficacia con cui riescono a combattere il disordine. Al cuore della dinamica che lega regole e sregolazioni stanno oggi alcuni dei problemi più acuti dello stato di diritto e della stessa democrazia.
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