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Quasi un ossimoro, il titolo di questa raccolta di haiku di suor Emanuela Ghini, carmelitana scalza a Savona: perché la discrezione sembra la cifra essenziale di queste composizioni (la loro delicatezza e intensità), insieme alla continua indicazione di un oltre, di un confine sempre superato, di un'infinità di sguardo. Nella misura breve delle 17 sillabe e dei tre versi canonici dell'haiku, l'autrice sa racchiudere "rapidi e impercettibili scorci", "con un passo lieve, che sfiora la terra senza gravarne il peso", come suggerisce il prefatore. E' tutta la natura che ci circonda, materna e mai matrigna, ad essere sottolineata nella sua docile armonia: "Ovunque intorno/ orizzonte bianco:/ sta nevicando", "Lo stagno verde:/ al centro, immobile,/ una ninfea", in acquerelli impressionistici che hanno la calma regalità di antiche stampe cinesi. In essa ci si immerge ("Ho cinto l'albero/ in un abbraccio forte:/ mi ha risposto"), da essa si è protetti ("Scende la sera/ sui piccoli paesi/ per custodirli"). Una natura che non si rassegna a perdere nel nulla, o a dimenticare, qualsiasi piccolo elemento del creato: "Il ramo spoglio/ cerca curvo a terra/ le foglie cadute". E l'attenzione alle cose minute è teneramente femminile: "Poto le rose,/ accanto mi zampetta/ il pettirosso", ma diventa insieme anche una dichiarazione di intenti e un credo filosofico, dove ciò che è grande e forte cede il passo, facendosi vincere, al piccolo, al mite: "Uomo imponente,/ ma l'esile bambino/ lo sovrastava". E Dio,il Diletto, l'Amato, è dappertutto, inseprimibie come in ogni alta tradizione mistica: "Se mi si chiede/ come si può incontrarti/ ammutolisco": attesa, incontro, mistero, consolazione, promessa. Indicibile, nascosto eppure manifesto. A lui ci si deve abbandonare, come al tutto della natura e della storia: "Perché non guardi/ lo scorrere del fiume/ verso la foce?"
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