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La difesa della razza, di cui Valentina Pisanty presenta un’antologia commentata, fu il principale organo del razzismo e dell’antisemitismo fascisti. Diretta da Telesio Interlandi e a cui collaborarono scienziati e accademici di prestigio ed ebbe tra le su firme nomi di fama come quelle di Almirante, Preziosi ed Evola che tuttavia abbandonò la rivista per ragioni dottrinarie in quanto sostenitore di un razzismo spirituale ed esoterico in contrapposizione con quello materialistico-biologico propugnato dalla maggior parte dei giornalisti. Il libro è interessante in quanto, oltre ad un’analisi interpretativa di numerosi scritti originali, presenta anche delle confutazioni argomentate dei principali stereotipi del razzismo e dell’antisemitismo, come una lunga critica ai Protocollo dei Savi di Sion che sono da ritenersi il principale vettore dell’antisemitismo contemporaneo che si è concluso con l’orrore della Shoah. Va detto che il saggio risale alle origini illuministiche di questi due fenomeni, soprattutto del razzismo mentre l’avversione per l’ebraismo è presente dalla nascita della religione del «popolo eletto» che sono fatti ben diversi ed è riccamente documentato. L’intellettuale cui diede un contributo originale al periodico più citato nel libro è appunto Evola, che Pisanty definisce come un razzista e antisemita «raffinato», il quale tuttavia cadde in alcuni luoghi comuni e giudizi errati che vanno contestualizzati in quel periodo che vide il regime fascista approvare le legge razziali e che fu uno dei suoi più grandi errori non compresi e approvati dalla maggior parte degli Italiani che pure lo sostenettero e ne appoggiarono l’operato. Nota stonata del libro è di aver affidato la prefazione ad Eco che scrive che coloro che diedero il loro contributo di pensiero sono stati in un certo senso complici dello sterminio. Allo stesso modo si potrebbe pensare che Eco, tra i firmatari di un appello in favore della lotta armata nel 1971 sia complice del terrorismo rosso.
Un'antologia di articoli contenuti nella rivista portavoce del razzismo italiano dal 1938 al 1943.Articoli raggruppati per tematica a cui l'autrice accompagna un'ottima analisi storica,culturale e sociale avente lo scopo di spiegare cosa è stato il razzismo italiano.Le tematiche affrontate riguardano i maggiori aspetti del razzismo (definizione e catalogazione delle razze,stereotipi,pura razza italiana,gli ebrei).Per ciascuno di essi la posizione degli intellettuali razzisti viene riportata,criticata e demolita utilizzando tutti i mezzi possibili (logica,filosofia,storia ,scienza ,etc.).Il libro si legge bene anche se l'argomento è difficile. Con un approccio didattico (concetti chiari,linguaggio colto ma accessibile)viene dato un quadro sintetico ma completo dei vari aspetti.L'ultima parte ,dedicata agli ebrei ed in particolare ai protocolli dei savi anziani di Sion,utilizza argomentazioni necessariamente complesse per confutare la posizione di Evola ed è di più difficile lettura. Chi è poco o male informato sul razzismo in generale e su quello italiano nello specifico,e vuole avere elementi per giudicare compiutamente deve leggere questo libro.
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