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Anno edizione: 2020
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Dalle suffragette ju-jitsu alle pratiche di insurrezione del ghetto di Varsavia e le Black Panther, passando per le brigate queer e i movimenti di resistenza contemporanei, Elsa Dorlin, filosofa a mani nude, traccia in quest’opera una storia costellare dell’autodifesa.
«Il saggio racconta la ribellione alla violenza, spesso perpetrata dallo Stato, di tre gruppi resistenti molto diversi tra loro per appartenenza culturale e geografica» - Robinson
Nel 1685, il Codice Nero proibiva “agli schiavi di trasportare qualsiasi arma offensiva o grossi bastoni” pena la frusta. Nel diciannovesimo secolo, in Algeria, lo stato coloniale proibiva le armi agli indigeni, dando ai coloni il diritto di armarsi. Ancora oggi, nonostante gli insegnamenti della storia, alcune vite contano così poco che si può sparare alle spalle di un adolescente sostenendo che fosse aggressivo, armato e minaccioso. Una linea di demarcazione storica oppone i corpi “degni di essere difesi” da coloro che, disarmati o resi indifendibili, rimangono esposti alla violenza del potere dominante. Questo “disarmo” organizzato dei subordinati e degli oppressi a beneficio di una minoranza con il diritto permanente di possesso e uso impunito delle armi, pone direttamente la questione dell’uso della violenza per la difesa di ogni movimento di liberazione. Dalle suffragette ju-jitsu alle pratiche di insurrezione del ghetto di Varsavia e le Black Panther, passando per le brigate queer e i movimenti di resistenza contemporanei, Elsa Dorlin, filosofa a mani nude, traccia in quest’opera una storia costellare dell’autodifesa. Itinerario che non attinge agli esempi più esplicativi ma ricerca una memoria delle lotte nella quale i corpi dei dominati costituiscono l’archivio principale, lavorando a una vera e propria genealogia marziale del sé.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
3,5 stelle - Un saggio illuminante. Mi è piaciuto tantissimo poterlo leggere e farlo in anteprima. L’inizio rischia di scoraggiare perché per quanto attuale e interessante si tratta pur sempre di un saggio e come tale va approcciato. Non è una lettura di svago ma da studio e io sono fermamente convinta che studiare sia un’attività da portare avanti anche oltre la scuola. Non vi ho detto tantissime cose che scoprirete leggendo e anzi, vi invito a lasciarmi qui le vostre impressioni. Ci sono tantissimi spunti quotidiani vissuti sulla nostra pelle e a cui magari non abbiamo dato importanza. Quante volte abbiamo visto i manifesti delle donne picchiate, rappresentate come deboli, indifese o addirittura morte? Quante volte ci siamo interrogati sulle conseguenze e sui significati di quelle immagini? Questo libro ci apre gli occhi e lo fa senza girarci tanto intorno. Consigliato per chi ha voglia di capire di più sui meccanismi di violenza e difesa, per chi non si fa spaventare dalle note e per chi pensa che ci siano sempre nuove domande da porsi.
quando ho girato l’ultima pagina avevo già la consapevolezza che lo riprenderò in mano un futuro. ⠀ Questo saggio va oltre la filosofia della violenza, va oltre la descrizione storico-filosofica della difesa, è una descrizione storica, psicologica, etica e morale della reazione degli esseri umani verso altri esseri umani. ⠀ Ogni capitolo è un focus sulla difesa che negli anni hanno dovuto assumere determinate categorie di esseri umani nei confronti di persone simili ma non uguali a loro. E’ il caso delle donne, dei bambini, delle persone di colore e delle minoranze etniche. ⠀ Mi ha colpito un sacco la scorrevolezza di queste parole, come in realtà non siano difficili da comprendere nonostante trattino un tema molto delicato, come siano anche così vicine a noi nonostante trattino un tempo che sembra così lontano. ⠀ Attenzione, però, perché non è un libro per tutti: ha un grande messaggio che verrà sussurrato solo a coloro i quali vorranno realmente ascoltarlo. A chi è senza pregiudizi, senza rancore, senza violenza. A chi vuole difendersi dall’ignoranza.
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