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Jeffrey B. Russell intraprende un lungo e affascinante viaggio nell'epoca che al Diavolo credeva davvero, quel Medioevo che del resto occupa più di metà della storia cristiana. Nel corso del viaggio lo storico californiano si fa ora teologo, ora antropologo, ora letterato, ora storico dell'arte. Accompagnarlo significa riscoprire la bellezza mozzafiato di certe costruzioni teologiche, addentrandosi in una dimensione intellettuale del nostro passato di cui troppo spesso dimentichiamo l'importanza; ma anche ridere con i contadini medievali dei racconti folklorici o delle sacre rappresentazioni con cui si cercava di esorcizzare, sbeffeggiandolo, un nemico spaventoso. Proprio perché credeva al Diavolo con assoluto candore, la civiltà medievale seppe convivere con lui senza esserne ossessionata; perciò è giusto, anche se dispiace un po', che il viaggio s'interrompa quando il Medioevo finisce, e l'Europa sprofonda nell'epoca oscura delle guerre di religione e della caccia alle streghe».
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Sono davanti a un bivio. Il libro è deludente, estremamente noioso nell'esposizione. Elenchi su elenchi, mai un'accelerazione vera, qualche scarto di narrazione ma niente che faccia cambiare il passo ad una scrittura molto leggibile e professionale, certo, ma che non appassiona e fa saltare pagine su pagine alla ricerca del presuto, vero nodo centrale. Ma dicevo che sono ad un bivio, sì perché il libro è in offertissima e quindi nonostante il mio giudizio negativo consiglio tuttavia di acquistarlo, perché quanto in esso contenuto è utile ed il lavoro sulle fonti è notevole. Una breviario privo di stile sulla figura del Diavolo nel Medioevo... ma non aspettatevi di più.
Recensioni
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RUSSELL, JEFFREY B., Satana. Il diavolo e l'inferno tra il I e il V secolo, Mondadori, 1986
RUSSELL, JEFFREY B., Il diavolo nel Medioevo, Laterza, 1987
(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Filoramo, G., L'Indice 1987, n. 8
"Il Diavolo è la storia del suo concetto" In questa dichiarazione di storico fedele alla storia delle idee, anche diaboliche, sono contenuti il metodo e lo scopo dell'ampio lavoro con cui J. B. Russell si è proposto di ricostruire le vicende millenarie di questo concetto, dalle sue origini precristiane ("The Devil: Perceptions of Evil from Antiquity to Primitive Christianity", Ithaca 1977), attraverso le sue fortune patristiche (Satana) fino a quelle elaborazioni bassomedievali (il "Diavolo nel Medioevo"), che costituiscono uno degli sfondi obbligati per comprendere i tristi trionfi della stregoneria tra '500 e '600.
Questo trittico, basato su di un lavoro approfondito e aggiornato, scritto in modo piano e accattivante, dotato di utili repertori bibliografici, costituisce, nonostante le inevitabili lacune e certe perplessità sull'impianto metodologico, un punto di riferimento ormai obbligato per chiunque voglia iniziarsi in modo documentato e critico alla storia di questo fortunato quanto controverso "concetto", dalle sue origini iraniche ed ebraiche, attraverso le metamorfosi subite nel periodo ellenistico (cristianesimo, gnosticismo, manicheismo), fino alle innumeri variazioni iconografiche e teologiche medievali. Su questo tronco si innestano altri interrogativi suggestivi: qual era il corpo dei demoni? come veniva immaginata la loro attività? come si è costruita la geografia degli inferi? Ma il lavoro di Russell è anche un lavoro di teologia storica, che, in quanto tale, non rifugge dal problema della "verità" del diavolo. Per l'autore, i volti proteiformi che Satana ha assunto nascondono comunque una realtà: il male. Che cos'è il male, di cui il diavolo è soltanto la manifestazione antropomorfica? Ecco il problema che, da Origene ad Agostino, da Scoto Eriugena a Tommaso, costituisce il risvolto teologico e filosofico della questione demonologica: realtà ontologica o, come ha sostenuto in genere la tradizione cristiana almeno a partire da Agostino, assenza di bene? e, nel primo caso, come evitare la trappola costituita da una risposta di tipo manicheo? La conclusione di Russell è solo a prima vista paradossale. La tradizione cristiana presa in esame, posta di fronte ad una domanda del tipo: se Satana è sconfitto per l'eternità e, di conseguenza, il male è per l'eternità sottomesso al bene, come mai Dio permette il male?, di fatto non ha mai trovato risposta. Satana può star tranquillo: per lui vi è evidentemente ancora spazio, perlomeno teologico.
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