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Quel povero diavolo di Minc… ha scritto una cosa su Keynes che vorrebbe essere una biografia, ma si dà il caso che costui nacque nel 1883 a Cambridge, figlio di un economista di quell’università dove rimarrà praticamente sempre presente (morirà nel 1946). Eppure in tutto il libro di 243 pagine non si nomina mai Piero Sraffa, l’economista italiano che diede “la spinta decisiva all’economia di Cambridge sul finire degli anni venti. (…) Le idee di Sraffa inaugurarono una nuova stagione (…) ma Keynes non ne trasse mai vantaggio”. Quest’ultime sono parole (pp. 370-1) di Robert Skidelsky autore della biografia di Keynes pubblicata in tre volumi anche in Italia da Bollati Boringhieri, biografia considerata insuperabile dallo stesso Minc. - Anche volendo scrivere una cosa un po’ selettiva, ignorando Sraffa, che per inciso ricordo esser stato amico sia di Gramsci che di Wittgenstein, si deve ignorare la pubblicazione delle opere complete di David Ricardo, curate da Sraffa su precisa volontà di Keynes. Si deve ignorare anche la scoperta e pubblicazione dell’’Estratto del Trattato sulla natura umana’ come libello di David Hume e non di Adam Smith, come pensato fino al 1938. E mi fermo con l’elenco. - Insomma, Minc – se non è un dilettante – seleziona un po’ troppo. Pare di trovarsi davanti quella foto di Lenin che arringa il popolo durante la rivoluzione russa ma dalla quale è sparita la figura di Trockij. Ma allora c’era Stalin a volere la rimozione, adesso chi è? - Peccato, perché nello stile discorsivo di Minc c’è qualcosa di buono: nel capitolo 13 (Da Keynes al keynesismo) si sintetizza molto bene il contenuto della ‘Teoria generale’ e si arriva ad affermare con semplicità ed efficacia che dopo la stessa “l’economia diventa – o sogna di diventare – una scienza dell’azione” (p.158). Ben detto, almeno questo.
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