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Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2015
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Una delusione. Il narratore si rivolge a un "tu" facilmente interpretabile quale espediente per non parlare in prima persona. Come lettore ho trovato ciò parecchio fastidioso, non per l'eventuale mancanza di coraggio nel dire "io", bensì perché contribuisce ad appesantire la fruizione del testo già piuttosto noioso di per sé. La narrazione dei contenuti mi è parsa abbastanza convenzionale e superficiale. Talvolta ho perfino avuto la sensazione di riscontrare una punta di autocompiacimento. Dov'è quindi finito lo scrittore di "L'invenzione della solitudine" ?
A tratti noiosa elencazione , a tratti poetico e profondo, da volerlo sorseggiare con calma.. strano: a momenti mi sembra che l’autore stia un po’ esagerando , così sicuro da poter semplicemente infrangere le logiche della narrazione e perfino della grammatica , a volte invece mi pare molto franco con il lettore da raccontargli la sua vita con estrema trasparenza quasi a lasciare un insegnamento sulla vita , sull amore, sulle donne, sulle cose importanti ....e allora gli perdoni tutto, lo lasci gongolare , lo lasci parlare ed ascoltarsi, lasci che prosegua e non vorresti che finisse... ma poi ti accorgi come arriva inevitabile l’ inverno della vita...lascia un senso di opacità, di sospensione alla fine.. va bene così sembra dire.. e va bene così anche per me . Un libro di Auster da leggere dopo altri piu belli ma da leggere
Spiacente, cari miei, ma Il Grande Scrittore ed io non sintonizziamo. Quanto si piace questo signore, anche se non vuole farlo vedere. Si prende molto sul serio e non mostra vera autoironia, del resto questo è il guaio dell'uomo dalla mezza età in poi. Ho imparato qualcosa quando narra l'episodio con Jean-Louis Trintignant e altro qua e là, ma non credo avrò nostalgia di questo libro. Un saluto
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