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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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Ingredienti: le catene di una prigionia in un lager a rattristare il corpo, i legami con la famiglia in Italia a rincuorare lo spirito, l'amarezza di un presente al sapore di fame, sacrifici e privazioni, la dolcezza di un passato/futuro conditi da speranze, sogni e ricordi. Consigliato: a chi sa nuotare con lo stile dell'ironia e del distacco in ogni burrasca della vita, a chi non vuol morire nemmeno se ammazzato.
Qui siamo all’interno di una vicenda storica molto personale di Guareschi. Si parla infatti della sua prigionia in un lager in Germania, a Sandbostel. Ricordiamo questo: con l’8 settembre centinaia di migliaia di soldati sono alla completa mercé di quelli che un tempo erano i nostri alleati: i tedeschi. Sono catturati, e quelli che si rifiutano di proseguire la guerra, sono caricati sui carri bestiame e condotti nei campi di prigionia. Guareschi è tra di loro. E dedica a chi non tornò dalla prigionia questo piccolo libro. E furono davvero tanti quelli che morirono, non solo italiani, ma anche russi. Si calcola che i morti, per fame, stenti, fucilazioni, furono oltre 50.000. E parliamo solo di un campo di prigionia, quello appunto di Sandbostel. Non è solo un libro che racconta cosa succedeva. Dell’ufficiale italiano catturato in Francia che era riuscito a procurarsi delle barrette di cioccolato che voleva regalare ai propri figli. Ma che morirà di fame, tenendo in mano proprio quelle barrette. O la scoperta, dopo l’arrivo degli Alleati nel campo, che i tedeschi avevano organizzato la pulizia del campo, che avrebbe dovuto concretizzarsi attraverso la fucilazione di tutti i prigionieri. È un libro che Guareschi aveva redatto proprio laggiù, nel campo di prigionia, e che leggeva ai suoi compagni di sventura. Questo è un libro dove la parola, la sua forza umile ma decisa riesce a tenere in vita l’umanità del suo autore, e forse anche di altri. Guareschi con questo libro getta le basi di una resistenza differente, passata in gran parte sotto silenzio. Perché non si parla molto del destino dei soldati italiani che preferirono la prigionia e in tanti casi la morte, pur di stare distanti da quelle ideologie che puntavano all’annientamento di milioni di persone. E questa piccola resistenza, fatta non con le armi, ma con il sogno, le parole, i piccoli gesti e su tutto la tenace fiducia nella bontà dell’essere umano, alla fine riesce nei suoi intenti.
Da leggere, rileggere, come tutto quel che ha scritto Guareschi, ma questo è proprio davvero specialissimamente bello e istruttivo!
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