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Il vero aspetto che si ammira fino oltre l’invidia a Werner Herzog è la libertà: il privilegio decidere di prendere due cameraman e un elicottero e volare nelle Antille, o nel Belize o in Honduras e girare un documentario sulle passioni più ancestrali dell’animo umano: la natura selvaggia, i vulcani, l’uomo ed il cielo. Oltre a questo c’è anche il fatto che è un signor regista dal punto di vista tecnico e lirico. Eppure anche stavolta il piccolo dirigibile che sfiora la foresta è un pretesto perché a lui interessano i freaks, i fenomeni di baraccone, le persone avvitate su stesse, divorate da un’ossessione. Proprio come in Grizzly Man, l’ingegnere che ha costruito il dirigibile è il vero spettacolo della natura, la sua intelligenza, i suoi silenzi, la sua pervicacia. Da vedere assolutamente, anche per alcune sequenza meravigliose, in cui si sfiora veramente il sublime. E’ uno di quei film documentari che non dimenticherete mai più e dovrete rivedere periodicamente
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