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Una provocazione intellettuale degna di un'economista di stampo austriaco. Non solo viene messa in evidenza la possibilità di un libero mercato della moneta. Ma, come erroneamente molti pensano, viene spiegato e dimostrato in linea teorica come la competizione può avvenire anche con l0emissione di moneta cartacea.
Un libro molto semplice e chiaro che mette in luce due argomentazioni principali. Innanzitutto il fatto che la cosiddetta "fiat money", cioè la moneta a corso legale emessa dallo stato con un atto di autorità non garantisce il funzionamento del mercato, in quanto l'accentramento della politica fiscale e di quella monetaria nelle mani dello stato porta i politici a coprire deficit eccessivi e quasi sempre clientelari emettendo nuova moneta, portando inflazione e clientela. Egli mette a punto un sistema fondato sull'abolizione del corso legale, quindi non è più lo stato a dire cosa sia moneta, e nessuna moneta ha valore legale ma solo convenzionale, volontario. Ogni istituto bancario può emettere moneta, ed essendoci più monete e concorrenza tra di esse, ed essendo interesse di ogni istituto avere la moneta più stabile, quindi più accettata e più scambiata, vi sarà una minore inflazione. Oltre a questo risultato importantissimo di meno inflazione e libertà di scelta della moneta più stabile da parte degli operatori economci l'effetto più grande è un altro. Come si legge nelle conclusioni, dopo il keynesismo che ha dato la giustificazione dei deficit pubblici, in molti stati vi è stato un aumento della centralizzazione statale e, essendo il libro scritto nel 1978, prima della rivoluzione monetarista neoliberista, questa era una grande preoccupazione. Purtroppo, secondo me, si vede troppo antikeynesismo, dicendo che keynes giustifica qualsiasi deficit, quando invece Keynes dà il limite nel fatto che quando si arriva al reddito potenziale, quindi al pieno impiego delle risorse, là deve arrestarsi il deficit, perchè un ulteriore sforamento porterà solo inflazione. Quindi l'opera degna del pensiero liberale austriaco mette in guardia giustamente dalla interpretazione sbagliata dei politici del keynesismo come un via libera a stampare moneta per coprire deficit per spese inutili, clientelari ed elettorali, danneggiando il funzionamento del mercato.
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