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Nella produzione letteraria di Vittorio Alfieri gli scritti politici hanno particolare importanza, in quanto danno al pensatore la possibilità di sfogare liberamente il suo ideale di connessione della politica con la morale, esaltando la libertà individuale e il ruolo dei letterati nella società. Scritto a Siena nel 1777, il trattato Della tirannide venne ritoccato a Parigi, e qui pubblicato contro la volontà dell’autore tra il 1800 e il 1801. Nei due libri che lo compongono Alfieri delinea e definisce la figura del tiranno, l’“infrangi-legge”, colui che, trovandosi al di sopra delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, impedirle, sospenderle. O anche soltanto deluderle, con sicurezza d’impunità. Nel primo libro, Del principe e delle lettere¸ l’autore analizza il rapporto fra potere politico e letteratura libera. La virtù sconosciuta è invece un elogio della moralità, incarnata dall’amico Gori Giambellini.
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