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Amanda Cross è lo pseudonimo utilizzato da Carolyn Heilbrun per scrivere i suoi romanzi, prima donna americana a diventare insegnante di ruolo all’università , insegnò letteratura inglese all’università della Columbia fino al 1993. Scrisse numerosi saggi sulle scrittrici americane e sulle differenze di genere, le sue protagoniste George Sand, Willa Cather, Dorothy Sayers , quando decise di dedicarsi alla sua passione per il giallo forse intimorita dal giudizio dei suoi lettori, probabilmente temeva di essere accusata di frivolezza, decise dunque di usare lo pseudonimo di Amanda Cross e nelle sue storie creò il personaggio di Kate Fansler, guarda caso insegnante universitaria e investigatrice! Qui Kate si trova ad Araby, nella casa di campagna del suo editore da poco scomparso, con l'incarico di mettere ordine nel carteggio che il defunto aveva scambiato nientemeno che con James Joyce. Le fanno compagnia il suo giovane nipote adolescente , il mentore, e un paio di assistenti oltre ad una vecchia fiamma che si presenterà per una visita ma che sarà coinvolto nella vicenda del delitto che di li a pochi giorni si consumerà nel tranquillo villaggio di campagna Sembrano esserci tutti gli ingredienti per una buon giallo , neanche troppo inedito ma questa volta si aggiunge alla suspence la presenza di James Joyce, dei suoi scritti, delle lettere segrete e di un manoscritto scomparso che potrebbe cambiare l’opera più famosa Ulisse. Una scrittura molto vivace e ironica, garbata, prosa scorrevole, la campagna, l’università, le pettegole del villaggio e il grande Joyce, oggettivamente non poteva che essere perfetto!
Molto divertente e ricco di riferimenti letterari che denotano una profonda conoscenzaa del pensiero di Joyce
Un gruppo di persone un po' bizzare si trovano a passare le vacanze insieme, due di loro sono alla ricerca di preziose informazioni sulla vita di James Joyce. Un delitto, sconvolge la loro quotidianita' e la curiosita' li spinge a cercare l'assassino... Il libro e' molto coinvolgente e per niente scontato; i continui riferimenti ad opere letterarie lo rendono ancora piu' ricco ed interessante
Recensioni
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Nell'America di oggi, se una donna vuole fare carriera nel mondo accademico, è bene che faccia professione di femminismo militante: se a questo atto di fede aggiunge cultura e bravura, le si apriranno le porte delle università più blasonate. Ma quando nel 1959 Carolyn Heilbrun (era nata nel 1926 a East Orange, nel New Jersey; risale invece al 2003 la sua scomparsa) prese il suo dottorato in letteratura inglese alla Columbia University, le cose non stavano così. Carolyn dovette sudare le proverbiali sette camicie prima di imporre una lettura del Bloomsbury Group, di George Sand, di Willa Cather, di Dorothy Sayers impostata sulla "differenza di genere". Ma ci riuscì. Oggi i suoi saggi sulle scrittrici appena citate e sulla letteratura vista da una prospettiva femminile (da Una femminilità da reinventare, del 1979, a La madre di Amleto e altre donne, del 1990) sono nel canone alto della critica così orientata. Non solo: Heilbrun fu anche la prima donna a diventare insegnante di ruolo in una università americana. Dagli anni sessanta fino al 1993, infatti, insegnò letteratura inglese alla Columbia. Alla difficoltà di farsi strada in un mondo chiuso e tutto maschile dovette però aggiungere un altro, significativo pedaggio. Quando, infatti, iniziò a scrivere romanzi gialli, la paura che questo suo diritto venisse preso per frivolezza e la costringesse a pagare prezzi troppo alti in termini accademici, le suggerì di firmare le sue opere con lo pseudonimo di Amanda Cross, che è ancora oggi il nome con cui la registrano le storie letterarie.
Einaudi ne propone ora un gustoso assaggio con il romanzo Un delitto per James Joyce, scritto nel 1967 (la traduzione non è purtroppo delle migliori), il secondo della lunga serie (il primo è In ultima analisi, del 1964) dominata dalla figura di Kate Fansler, insegnante universitaria e investigatrice suo malgrado. Qui Kate si trova ad Araby, nella casa di campagna del suo editore da poco scomparso, con l'incarico di mettere ordine nel carteggio che il defunto aveva scambiato nientemeno che con Joyce. Il compito, che Kate affronta con l'aiuto di un giovane collaboratore, Emmet Crawford, con il conforto della presenza di un caro amico, Reed Amhearst, e di una collega ormai settantenne ma dalla mente lucidissima, Grace Knole, parrebbe di tutto riposo. A un certo punto, però, un omicidio a prima vista inspiegabile macchia di sangue il rustico quadretto. Solo per gradi la protagonista e chi le sta intorno capiscono che al centro della misteriosa vicenda stanno alcune pagine di Joyce scomparse dal carteggio in corso di sistemazione, pagine che (ma questo il lettore lo saprà solo nelle ultime pagine) avrebbero costretto i critici a riscrivere da capo la genesi dell'Ulisse. Non aggiungiamo altro, ovviamente, se non che Cross si fa apprezzare per i suoi dialoghi ben costruiti e per una prosa scorrevole, impreziosita da un umorismo sempre garbato. E poiché in fin dei conti Kate e compagni non fanno altro che spostare in campagna un pezzo di università, con le sue virtù (poche) e i suoi vizi (molti), Un delitto per James Joyce può essere considerato uno dei primi esempi di campus novel della letteratura sia americana che europea.
Stefano Manferlotti
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