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Anno edizione: 2016
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Un libro molto delicato, a tratti surreale, che racconta avvenimenti misteriosi con grazia e naturalezza. Si legge tutto d’un fiato, il classico giallo estivo. Peccato sia così breve! Non avevo mai letto nulla di Amélie Nothomb e credo che approfondirò la conoscenza di quest’autrice.
Un acquisto inutile. La quarta di copertina promette una trama che, una volta letto il libro, praticamente non esiste. Un libro insulso, privo di un qualsivoglia intento di interessare o intrigare il lettore. Pieno di citazioni e paroloni fuori contesto, non è ben chiaro dove inizi e dove finisca.
Una piccola favola per adulti ma anche adolescenti, ben scritta, leggera, ironica, scorrevole, si legge d'un fiato. Mi è sembrato che lo stile della Nothomb qui fosse meno caustico del solito, più raddolcito, comunque sempre inimitabile ed efficace.
Recensioni
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Un conte che dà l’ultima festa nel giardino del suo castello prima di venderlo, perché i castelli sono lussi sfrenati che l’aristocrazia non può più permettersi. Una figlia adolescente e irrequieta, dall’infausto nome Sérieuse, incapace di provare alcunché, anestetizzata dalla sua età confusa e tetra. La predizione di una veggente all’uomo: “Durante il ricevimento lei ucciderà un invitato”. “Mi scusi?”. “Stia tranquillo. Andrà tutto a meraviglia”. Un po’ tragedia, un po’ giallo, un po’ farsa, Il delitto del conte Neville, ventiquattresimo romanzo di Amélie Nothomb, descrive, con spietata ironia, il piccolo mondo della nobiltà belga, aggrappata a tradizioni senza tempo, isolata e avulsa da un paese altrimenti all’avanguardia.
Il racconto è un omaggio a Oscar Wilde e al suo Il delitto di Lord Arthur Savile ma è, soprattutto, un ritratto, a dire dell’autrice, “fedelissimo”, della famiglia Nothomb che tuttavia, nel leggerlo, racconta Amélie, invece di incupirsi in una rovinosa autocoscienza, “ha riso di gusto, domandandosi chi fossero quei bizzarri signori della storia”. La premonizione, di cui il conte non dubita neppure per un istante perché il destino è una strada segnata e ineluttabile (…). Come Lord Savile, il conte Neville si interroga a lungo sul nome della possibile vittima, allo scopo di minimizzare il danno, ma soprattutto l’infamia, di un atto tanto inopportuno e scortese. Fino a quando Sérieuse, con la folle ma ferrea logica degli adolescenti gli propone una via di uscita.
Nel Delitto del conte Neville ci sono la consueta grazia affilata e arguta di Amélie Nothomb, l’uso preciso, chirurgico, delle parole, la consapevolezza ironica del mondo intorno, un sottile gioco di porte scorrevoli. Da quando pubblicò il suo primo romanzo, la prolifica e puntuale autrice non rinnega nulla della sua produzione passata, considera ogni creazione un parto e ogni storia un figlio. Eppure, dice, “sto andando verso una sempre maggiore brevità e concisione. Probabilmente il mio duecentocinquantesimo romanzo, visto che ho intenzione di continuare a scrivere ancora a lungo, sarà un haiku”.
Recensione di Claudia de Lillo
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