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Il trattato, composto da due testi sui doveri degli uomini di legge nell'amministrazione della giustizia, costituisce un notevole esempio di modernità.
«Le pagine alfonsiane sui doveri dei giudici e degli avvocati - scrive Nino Fasullo nell'Introduzione al libro - non costituiscono un trattato di "morale professionale". Rappresentano, tuttavia, una bozza, un canovaccio, sia pure parziale, su cui costruire un tessuto più ricco e completo. Resta il fatto che i trattati di morale professionale scarseggiano, specie quelli sulla amministrazione della giustizia, praticamente inesistenti. Quel poco che è stato scritto, in fondo, si deve a de Liguori».
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