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Parallelamente all'ascesa del giallo sull'orizzonte della letteratura come "romanzo sociale" dei nostri giorni, anche quello per ragazzi, superando vecchi pregiudizi che lo consideravano "non educativo", si è andato sempre più diffondendo tra le letture giovanili preferite. La decima ora è un insolito e interessante intreccio di vecchio e nuovo, di collaudati moduli letterari e di moderni linguaggi, meccanismi e strumentalità narrativi. Da una parte due cugini dodicenni aiutano in un'indagine la nonna, ripescando così il vecchio topos dei ragazzi protagonisti dell'avventura lontano da cogenti controlli genitoriali, ma rassicurati dalla discreta presenza di un adulto affidabile che lascia loro margini di autonomia. Da un'altra parte la narrazione si sviluppa nervosa ed essenziale come una sceneggiatura cine-televisiva (gli autori provengono dalla tv), inserisce nel testo prove e documenti (fotografie, biglietti, giornali, telegrammi, tabulati), si contamina con il libro-game e l'enigmistica (i lettori, trasformati in detective, per procedere devono sciogliere enigmi, dare risposte, decidere bivi, risolvere anagrammi e rebus), si serve della storia (compreso il latino) ma anche dell'informatica degli hackers, continua su un sito internet. La vicenda parte dal furto di un quadro di scarso valore e dal rapimento di un cane per approdare presto alla ricerca del tesoro di un pirata del Seicento con tanto di mappa alla Stevenson. A ogni risposta al lettore-detective viene attribuito un punteggio da riportare sul "giallometro" che misura la sua abilità investigativa. Chi scrive è risultato "giallino", cioè investigatore di medio livello, ma ha azzeccato il colpevole, grazie al vecchio trucco di puntare sul personaggio meno sospettato. È certamente educativo un genere come questo che lancia una sfida all'intelligenza del lettore, lo coinvolge e lo fa partecipe. Ma soprattutto è divertente e godibile.
Fernando Rotondo
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