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Gli italiani si macchiarono di uno dei crimini più efferati della storia del Novecento: l’assassinio, a Debre Libanos, di più di duemila persone di fede cristiana. A distanza di ottant’anni, Paolo Borruso ricostruisce i contorni precisi di una memoria dolorosa, che esige di essere conosciuta con tutte le sue implicazioni storiche.
Tra il 20 e il 29 maggio 1937 ebbe luogo, in Etiopia, il più grave eccidio di cristiani mai avvenuto nel continente africano: nel villaggio monastico di Debre Libanos, il più celebre e popolare santuario del cristianesimo etiopico, furono uccisi circa 2000 tra monaci e pellegrini, ritenuti ‘conniventi’ con l’attentato subito, il 19 febbraio, dal viceré Rodolfo Graziani. Fu un massacro pianificato e attuato con un’accurata strategia per causare il massimo numero di vittime, oltrepassando di gran lunga le logiche di un’operazione strettamente militare. Esso rappresentò l’apice di un’azione repressiva ad ampio raggio, tesa a stroncare la resistenza etiopica e a colpire, in particolare, il cuore della tradizione cristiana per il suo storico legame con il potere imperiale del Negus. All’eccidio, attuato in luoghi isolati e lontani dalla vista, seguirono i danni collaterali, come il trafugamento di beni sacri, mai ritrovati, e le deportazioni di centinaia di ‘sopravvissuti’ in campi di concentramento o in località italiane, mentre la Chiesa etiopica subiva il totale asservimento al regime coloniale. L’accanimento con cui fu condotta l’esecuzione trovò terreno in una propaganda (sia politica che ‘religiosa’), che andò oltre l’esaltazione della conquista, fino al disprezzo che cominciò a circolare negli ambienti coloniali fascisti ed ecclesiastici nei confronti dei cristiani e del clero etiopici, con pesanti giudizi sulla loro fama di ‘eretici’, scismatici. Venne a mancare, insomma, un argine ad azioni che andarono oltre l’obiettivo della sottomissione, legittimate da una politica sempre più orientata in senso razzista. I responsabili di quel tragico evento non furono mai processati. Nell’immediato dopoguerra, ragioni diverse, sia da parte italiana che etiopica, ne favorirono la rimozione. Questo libro ricostruisce questa vicenda dolorosa e dimenticata dalla memoria storica italiana.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ottimo libro, ben documentato; riporta alla luce un aspetto spesso dimenticato della colonizzazione italiana in Africa, e cioè i conflitti e i compromessi con le locali autorità religiose. In realtà il libro è più ampio e non tratta soltanto del massacro di Debre Libanos (che pure ha un ruolo centrale), la scelta del titolo scandalistico sarà stata dettata da ragioni editoriali e di marketing, ma non esaurisce la ricerca contenuta in questo volume.
Uno dei tanti brutti e KRIMINALI episodi del fascismo. Si è cercatodi eliminare il clero cristiano nazionalista somalo perché contrario alla occupazione militare italiana. Descritto molto bene i civili erano cobsiderati meno degli animali, dei servi che dovevano sottostare ai loro padroni. Questo KRIMINE COMPIUTO DAI FASCISTI, è descritto molto bene, documentato in modo eccellente e mi ricorda un altro bel libro che parla di questo argomento di Ian Campbell, IL MASSACRO DI ADIS ABEBA. Questa VIOLENZA IMMANE È LA SOSTANZA DI COSA FU IL fascismo, una DITTATURA ORREBDA VIOLENTA KRIMINALE.
Saggio di notevolissima importanza che ricostruisce non solo l'episodio terribile che dà titolo al libro, ma anche l'intera vicenda della colonizzazione etiopica dalle sue premesse fino all'ingloriosa conclusione. Non vi è dubbio che il massacro di Debre Libanos sia il cuore del testo. Ne emerge l'ossessione stragista principalmente di Graziani, divenuta dopo l'attentato sempre più cieca e addirittura compiaciuta volontà di cancellazione del clero etiopico. Ma anche i soldati italiani non ne escono bene: il saccheggio della chiesa principale di Debre Libanos e il tentativo di trafugamento di oggetti nelle tombe sono momenti di rivoltante imperialismo. In generale il senso di ingiustificata superiorità e il pesante razzismo mostrati dagli italiani connotano tutta la vicenda etiopica dandole il carattere sinistro di una macchia incancellabile nella storia italiana. Qualcosa con cui non si è davvero fatto i conti nella memoria nazionale.
Recensioni
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