Nell'attuale fase degli studi danteschi, in cui è quanto mai fervido l'interesse alla produzione lirica, sia vitanovistica che postvitanovistica, può essere utile riesaminare e ricostruire complessivamente, sia pur sinteticamente, la storia culturale e creativa di Dante prima della "Commedia", tra chiusura della "Vita Nova" e "Inferno", con i necessari e inevitabili e particolareggiati riferimenti biografici e storici. Un tempo in cui si inscrivono organicamente liriche in volgare di capitale significato, quattro, forse cinque, epistole latine e i grandi trattati, incompiuti, in prosa volgare e latina: "Convivio" e "De vulgari eloquentia". Sullo sfondo rimane la "Vita Nova". Tornare su questo percorso vuol dire riproporsi un'indagine su punti cruciali e centrali della problematica relativa all'opera dantesca, decisivi per la sua comprensione complessiva. Un tempo fatto di intuizioni, sondaggi, ricerche, scoperte, conquiste, insegnamenti e apprendimenti, sul piano del pensiero e del sentire, e, sul piano degli eventi biografici, fatto di intenso impegno civile e politico, sino ai momenti culminanti del priorato, dei primi anni dell'esilio e infine della scelta di «far parte per se stesso». Un tempo che ci appare travagliato da una ricerca sempre rinnovata e in fondo inappagata. La ricerca di un centro, dopo i giovanili ancoraggi alla poesia e ai suggerimenti evangelico-mistici e in attesa dell'approdo alla cultura e alla prospettiva della conoscenza e del messaggio che ormai si possono chiamare - purché con un uso corretto della nozione - profetistici. Un percorso che va riconosciuto senza apriorismi e a una corretta distanza da certe invalse schematizzazioni.)
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