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Anno edizione: 2019
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Il King saggista ha qualche guizzo da interprete degno di attenzione sul senso della letteratura, e non solo di quella horror. Vasta (forse troppo) rassegna su cinema, serie tv, libri. Raggiunte le trecento pagine, forse, dopo un lavoro di sfoltimento, avrebbe dovuto mettere punto.
Un po' troppo prolisso, risulta noioso ed ostico ad un lettore che non riesca a cogliere gli ossessivi rimandi ai personaggi ed alla cultura popolare degli Stati Uniti del dopoguerra. Immagino sia una lettura adatta solo ai veri appassionati del genere o dell'autore.
In questo saggio Stephen King accompagna il lettore alla scoperta del cinema e della letteratura horror, che hanno esercitato su di lui un fascino irresistibile, da quando, a sette anni, vide al drive in "Il mostro della laguna nera". Un ruolo fondamentale ebbero anche i racconti radiofonici di fantascienza sulle invasioni marziane nei primi anni '50. I mostri di fantasia sono la personificazione delle nostre paure più profonde e ataviche e al tempo stesso ci liberano dai timori reali, poiché sappiamo che non sono veri. L'invasione aliena è negli anni '50 in America la metafora del paventato attacco sovietico, il raggio della morte, della bomba atomica. C'è la paura istintiva x ciò che è diverso, il timore primordiale del buio, ma soprattutto, il terrore della morte, l'inconoscibile x definizione, e di tutto ciò che a essa è collegato. Nel racconto horror ciò che viene taciuto è più terrificante di ciò che è descritto, perché la nostra fantasia dà ad esso la forma dei nostri incubi. Non mancano spunti polemici verso i registi che cambiano la trama dei libri cui s'ispirano, verso i critici che danno un'interpretazione freudiana dei racconti horror, verso i giornalisti che accusano gli scrittori pulp di ispirare crimini. Il saggio è un bellissimo corso a livello universitario per studenti di letteratura americana, che presume però la conoscenza di libri e film che la maggior parte dei lettori europei ignora. Per questo, pur restando apprezzabile lo stile di King, il volume è meno intrigante dell'altra opera del Maestro dedicata al "mestiere di scrivere", "On Writing", che contiene più tratti autobiografici e consigli pratici universali x aspiranti scrittori e non solo. Alla fine della lettura è difficile ricordare il contenuto di "Danse macabre", che resta un volume x addetti ai lavori, o per chi vuole leggere tutto, ma proprio tutto, di King.
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