«Negli ultimi dieci anni la pittura ha subito delle modifiche sostanziali. Questa modificazione porta, secondo Lei, alla morte della pittura o a una nuova forma di linguaggio?», è questa la domanda posta da Achille Perilli e Fabio Mauri ad artisti, letterati, musicisti e intellettuali, sulle pagine dell’«Almanacco Letterario Bompiani 1961». Tale inchiesta che apre il decennio testimonia come nel pieno della temperie post-informale le tecniche canoniche non siano più sentite come adeguate, gli artisti decidono così di cedere parte dei loro mezzi specifici per aprirsi a nuove possibilità espressive, contaminandosi con altre arti. Le vicende presentate in questo libro mostrano come il passaggio della “superficie pittorica” in direzione di una dimensione spaziale ed esperienziale dell’immagine, compiuto dalla ricerca artistica nel corso degli anni Sessanta, sia stato preparato da una specifica idea di teatro come arte figurativa, formulata da pittori e critici. Questa visione della scena circolava già negli anni Quaranta e poi nei Cinquanta, ma troverà una radicale attuazione soltanto in alcune sperimentazioni sceniche della neoavanguardia artistica, fra il 1960 e il 1967. Obiettivo di questo volume è fornire un’ampia documentazione, tramite materiali d’archivio e fotografie inedite, di alcune esperienze compiute nello spazio scenico dagli artisti di area romana. La prima parte degli anni Sessanta si delineerà così come un territorio di confine fra due stagioni dell’arte di ricerca, in cui si possono rintracciare diversi episodi, solo apparentemente frammentari, che vedono gli artisti, per il tramite della pratica teatrale, preparare il campo al nuovo clima di fine decennio nel quale l’azione e l’ambiente prendono il posto dell’opera tradizionalmente intesa.
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