Descrizione
Gli autori sviluppano l'indagine dei "gloriosi Trenta" in Basilicata su due piani. In primo luogo danno corpo ai nomi e ai percorsi di un intero ceto politico regionale formatosi nel clima della guerra fredda e dello scontro Dc-Pci il quale con convinzione accettò la sfida della nascente autonomia regionale ricostruita fin dal dibattito in Costituente. A sua volta un gruppo di alti burocrati, comandati da diverse amministrazioni pubbliche per meriti e capacità, organizzò tecnicamente il funzionamento del nuovo ente. Il secondo piano dell'indagine restituisce il pulsare dei cuori di giovani ribelli, di operai e studenti che nel '68 avevano vent'anni, di professori virtuosi o di libertari insegnanti elementari, di preti dissidenti, di olivettiani e di comunità religiose acattoliche. Sulla stampa regionale underground emerge la condanna di una "assoluta mancanza di rispetto" verso le nuove generazioni, mentre gli emigranti danno vita alla più grande "rivoluzione attiva" del secondo '900 e il divario Nord-Sud cresce nell'indifferenza di tutti e nel generale silenzio politico. Gli autori svolgono il filo espositivo delle loro riflessioni nei centri tematici dei decenni successivi al secondo conflitto mondiale: la democrazia dei partiti e quella dei movimenti, i bisogni emergenti e la carica innovatrice e trasformatrice delle minoranze regionali vecchie e nuove, senza che tutto ciò costituisca una storia della Basilicata in sedicesimo.