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L'idea guida del libro di Giordano, studioso attento di Kuhn e Prigogine, ai quali ha dedicato due monografie (Rubbettino, 1997 e Siciliano, 2005), consiste nell'individuazione di una svolta "paradigmatica" che dal pensiero scientifico riduzionistico, nato nel Seicento, conduce al "pensiero complesso", che troverebbe in Morin il suo più completo rappresentante. La svolta "paradigmatica" non va intesa in senso strettamente kuhniano, ma in forma più filosofica, come contrasto tra "visioni del mondo" alternative. Da un lato il riduzionismo della semplicità, la matematizzazione astratta dei fenomeni semplici, visti come "chiave dell'intera natura", dall'altro una visione dinamica e storica della natura che reintegra il soggetto in un modello complesso di conoscenza e avvia quella "nuova alleanza" tra esseri umani e natura evocata da Prigogine fin dal 1979. Le analisi metodologiche e le interpretazioni storiografiche proposte nella prima parte illuminano nodi importanti dell'attuale filosofia della scienza: il rapporto tra filosofia, epistemologia e scienza, il confronto con la tradizione liberale e con il cristianesimo, aspetti dell'etica ecologica, la questione dello specialismo. Nella Parte seconda prevale l'attenzione ai protagonisti della svolta, da Einstein a Bohr, da Heisenberg a Prigogine, a Kuhn, ai teorici della cibernetica (Wiener) e dell'autopoiesi (Maturana e Varela). La trama unitaria del libro, composto di scritti redatti tra il 2000 e il 2004 che discutono con sicurezza la vocazione filosofica degli scienziati e l'attenzione al pensiero scientifico dei filosofi, si può raccogliere nel proposito di "ricondurre una forma di conoscenza imprescindibile come quella scientifica in un quadro più ampio, in un orizzonte di senso teoretico che non privilegia nessuna forma particolare di conoscenza, ma tutte le vuole interagenti: l'orizzonte della complessità".
Gaspare Polizzi
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