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Uno degli epistolari più belli che siano mai stati scritti. La storia d'amore (e di poesia appunto) di Barrett e Brawning è davvero particolare..dalle lettere se ne cososce l'esordio, la fuga in Italia, l'affermarsi di un sentimento che va di pari passo con l'ispirazione poetica. Le edizioni aechinto sono poi dei piccoli gioiellini da collezionare.
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"Mi è entrata dentro, divenendo parte di me, questa vostra poesia grandiosa e viva, di cui ogni fiore ha messo radici ed è sbocciato
". Così Browning, uno dei più grandi poeti inglesi, scriveva nella sua prima lettera all'altrettanto celebrata Barrett per esprimere il suo amore per i versi appena letti e per la loro autrice. "E amo anche voi": la dichiarazione dà il via al carteggio che si concluderà, nel settembre 1846, con un matrimonio segreto e la fuga in Italia. Prima di quella missiva i due non si erano visti mai, poiché Barrett era confinata in casa da una misteriosa malattia respiratoria e da un padre, incarnazione del pater familias vittoriano, che impediva ai numerosi figli e figlie di sposarsi. Prima di riuscire a incontrarla, Robert definisce Elizabeth "una rara meraviglia chiusa in una cappella o in una cripta"; lei si descrive assetata di vita "come un uomo che morisse senza aver letto Shakespeare", immagine rivelatoria di una letteratura vissuta come nutrimento e libertà, a dispetto di dottori che le proibivano il calamaio perché ostacolo alla guarigione. Queste lettere non testimoniano soltanto della loro crescente passione ("Voi avete ampliato l'estensione dell'arpa della mia vita"): nelle reciproche osservazioni su arte e poesia e nello stile di scrittura differente si può talvolta cogliere il respiro delle fondamentali opere dei due autori. Il carteggio costituisce, ad esempio, l'avvincente materia prima per la raccolta di Barrett Sonetti dal portoghese, dove l'euforia si alterna al timore di divenire causa di rinunce per l'amato ("Né verrà messo da parte per causa mia un solo sassolino del sentiero", scrive qui Elizabeth prima del matrimonio). L'incisiva introduzione della curatrice esamina tutti questi tratti salienti, non mancando di sottolineare anche il ruolo ispiratore che l'epistolario ha esercitato per opere come Flush (1933) di Virginia Woolf e Possession (1990) di Antonia Byatt, oltre alle trasposizioni teatrali e cinematografiche.
Pietro Deandrea
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