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Un bel romanzo su Malaparte che attinge a piene mani dalla sua vasta quanto sconfinata biografia. Sono giuste le atmosfere dell' epoca, il modo di sentire, giuste le suppellettili d' aredo : le parcellane di faberge' ed il Dufy sulla parete della " casa come me " di Capri, i paesaggi nostrani od esotici, i personaggi che affollano e sfollano dalla sua vita affollata e tutto cio' che il vero storico e l' immaginario collettivo del grande istrione : si pensa, si presume e si vuole sia accaduto o sarebbe stato tale indipendentemente dalle note biografiche nelle quale ciascuno ruba o vi deposita cio' che vuole. Malaparte e' di una tale poliedricita' che, come pochi altri, si presta ad una simile materia narrativa ricca di vita e di annedoti, tuttavia a mio avviso un neo c'e' nel lavoro. Quale ? I dialoghi che vengono messi di tanto in tanto tra le misure del racconto, le parole a lui attribuite si riconoscono poco al Malaparte che immaginiamo, forse vanno bene per Curzio ma non per l' altro. Sono cosi' poveri questi dialoghi, cosi' poco brillanti, cosi' sgasati di effervescenza, cosi' misurati nei loro volumi di toni in quanto ad audacia, ricchezza di spirito, calcolo ed originalita' che il Malaparte che abbiamo costruito nel nostro immaginarto e' cosi' poco malapartiano nel lavoro di Guerrieri proprio perche' troppo curziano, normale, ovvio e prevedibile come cosa non adatta a tutta la superbia, l' istrionismo,l' alta opinione di se' che abbiamo cucito addosso alla grande vedette, intanto nella nostra - di lui, considerazione e poi, semmai, nei riscontri documentaristici di archivi o testimoni o testi-nomi.Per intenderci : un po' come andare all' Herry's a cena con Truman Capote e ritrovarsi a mangiare con Giordano Bruno Guerri.
Recensioni
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