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La cultura democristiana. Tra Chiesa cattolica e identità italiana 1918-1948
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1991
11 novembre 1991
344 p., Rilegato
9788842038832

Voce della critica


recensione di Gentiloni, F., L'Indice 1992, n. 8

Sulla Democrazia cristiana la bibliografia è abbondante: eppure gli studiosi di storia contemporanea non hanno detto tutto quello che si poteva dire. Il libro di Agostino Giovagnoli è tutt'altro che ripetitivo. Anche chi ha letto i saggi, per esempio, di Baget Bozzo, di Jemolo, di Scoppola, troverà ne "La cultura democristiana" non tanto delle correzioni di punti di vista già conosciuti, quanto degli approfondimenti inediti. In particolare, è nuova l'impostazione indicata nel sottotitolo: Tra Chiesa cattolica e identità italiana, che allude alla funzione di ponte ssolta dalla Democrazia cristiana. Nuovo anche il trentennio studiato, dal 1918 al 1948: un trentennio nel quale, in genere, non si tiene conto della cultura democristiana, schiacciata dal fascismo prima, appena in fasce poi.
Lo studio dettagliato di Giovagnoli ha il merito di scoprire e rivalutare i percorsi carsici della cultura democristiana nel trentennio in cui erano ufficialmente scomparsi. Il lettore si meraviglierà di molti aspetti presenti già sotto il fascismo e anticipatori dei dibattiti degli anni quaranta e su cessivi. ll ruolo, ad esempio, del pontificato di Pio XI, non riducibile alla sola vicenda concordataria. L'attività politica di De Gasperi, ben prima del Cln, dalle stanze oscure della Biblioteca Vaticana. Con De Gasperi, il ruolo di Montini, il futuro Paolo VI. Giovagnoli mette bene in evidenza quanto si debba a De Gasperi e a Montini-nel bene e nel male, il dibattito è aperto -il distacco dalle vecchie tesi popolari di Sturzo, verso un partito nuovo, partito "montiniano", appunto, o "partito dello stato", in lotta, già prima di nascere, con le tesi del famoso "partito romano ", forte in Vaticano (si pensi ai monsignori Tardini, Rocca, ecc.).
Interessanti le pagine su De Gasperi mitteleuropeo (molto lontano, in questo, dalle tendenze prevalenti nella curia romana, fatta eccezione per Montini), ben diverso, ad esempio, dal collega Adenauer: ambedue profondamente cattolici, ma di cultura diversa. Tomista e organicistica quella di Adenauer, più moderna e solidaristica quella di De Gasperi.
Tutt'altro che vicino, quest'ultimo, a quel cattolicesimo francese (Maritain, ecc.) al quale erano rivolti, invece, occhi e orecchi di buona parte del cattolicesimo progressista italiano.In nuce, si tratta dei dibattiti che attraverseranno, fino ad oggi, la storia della Dc e del cattolicesimo italiano.Naturalmente non possiamo dar conto di tutti i temi che il libro af fronta.
Infine, un'osservazione: la cultura cattolica ha faticato ad accettare l'idea di partito politico, che le era estranea. Come sia riuscita a digerirla, è storia successiva. Speriamo che Giovagnoli ce la racconti, con eguale profondità, in un altro volume.

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