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Anno edizione: 2012
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La rilettura nel tempo di un saggio consente di apprezzarne anche lo spirito profetico con cui siano anticipati esiti sgraditi. È il caso de -Il culo e lo stivale -.in cui Oliviero Beha propone ai suoi lettori un percorso alle radici del berlusconismo per individuare dove sia iniziata l'opera di disfacimento di una società di cui l'ex cavaliere fu il principale estensore. Così il degrado fisico e sociale di Roma percepito, aggirandosi per le sue piazze e vie, diventa la metafora dello sgretolamento di valori e di ideali che ha consegnato l'Italia per un ventennio ad una politica predatoria. Con un vocabolario crudo ed incisivo Oliviero Beha deplora il modo in cui una famelica finanza abbia inghiottito politica e cultura, gonfiando le pance dei ricchi e svuotando quelle degli indigenti. "Farsi il culo", come accadde ai cittadini del primo dopoguerra, richiama al dovere di tutti di - mettersi in campo in nome di un qualche ideale, organizzarsi in base ad un'etica condivisa, mettere la faccia su progetti chiari- ed ispirati al bene comune. Per individuare i guasti del sistema lo scrittore ripercorre il lavoro subdolo di una psicologia collettiva che omologa e spersonalizza, di una televisione ormai incapace di trasmettere saperi ed infine lamenta l'azione di pessimi maestri che ci spingono continuamente fuori di noi stessi. Allora - tornare a casa- implica un cammino da condurre a ritroso per individuare i buchi da cui origini lo sfacelo così da contrapporre non toppe occasionali ma possibilità di reali ed efficaci cambiamenti anche affidati alle donne riconosciute portatrici di intelligenza di vita, resistenza e sintesi di soluzioni. Oliviero Beha propone di "ritornare alle piccole patrie" per riscoprire una dimensione di vita più ristretta, ma più profonda dove andare a cercare segni di rigenerazione sociale.
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