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Anno edizione: 2013
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Nella primavera del 1847, Il cugino Pons esce, in trenta puntate, sul quotidiano "Le Constitutionnel", con grande successo. Balzac, la cui stella era stata un po' oscurata nei primi anni quaranta dai trionfi dei Misteri di Parigi di Sue e dei romanzi storici di Dumas, dal 1846 è di nuovo uno dei "marescialli" del feuilleton e domina la scena letteraria parigina, per il breve tempo che ancora gli resta da vivere e nel quale raggiungerà l'apice della popolarità. Del feuilleton, Il cugino Pons ha l'intreccio serrato e la scena debordante di personaggi minori, spesso caricaturali; ma al posto delle agnizioni, dei duelli e dei rapimenti cari agli altri feuilletonistes, Balzac propone al suo pubblico il più piatto e borghese dei drammi, quello di un'eredità contesa. È l'eredità del modesto musicista Pons, che in anni e anni di pazienti ricerche presso i rigattieri ha messo insieme una straordinaria collezione di oggetti d'arte. Intorno al suo letto di morte se la contenderanno, senza esclusioni di colpi, personaggi provenienti dalle più diverse sfere della società parigina, portinaie intriganti e giudici altolocati, antiquari senza scrupoli e loschi uomini d'affari. Spicca, sola figura innocente e piena di candore, l'amico fraterno di Pons, il musicista tedesco Schmucke, disarmato davanti a uno scontro di interessi che lo trascende e lo esclude. Romanzo intricato e polifonico, Il cugino Pons ci ricorda - come sottolinea nella sua bella introduzione Mengaldo - che "Balzac non è il poeta dell'unitario, ma del molteplice e del dissonante"; il suo realismo reca "il marchio quasi shakespeariano dell'eccesso e dell'estremo", perché in lui il verosimile altro non è che "la faccia stravolta del vero".
Mariolina Bertini
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