È così freddo in Alaska. Tutto è distante dall'universo mediterraneo in cui ha trascorso gran parte della sua esistenza Alessandro Spera, famoso scrittore, spietato pluriomicida, amante appassionato al centro di una vicenda senza capo né coda, eppure a modo suo non solo plausibile, anche vera. È così freddo in Alaska, ma è questo il luogo che Spera ha scelto per il suo esilio: il protagonista di C.U.B.A.M.S.C. (acronimo di Con una bomba a mano sul cuore) deve infatti sfuggire alla legge e al suo passato. Autore del "massacro di Barcellona", in cui ha ucciso diciassette persone tra cui l'amore della sua vita, Mallory InWonderland, Spera tesse tra i ghiacci la trama dei fatti e la trama delle emozioni. Quello che si trova tra le mani il lettore è l'autobiografia sentimentale (e criminale) di un uomo che, relegato in un luogo dimenticato da dio, condannato a morte da un cancro che lo sta uccidendo, decide di consegnare al suo avvocato la lunga confessione del suo amore maledetto. Per farlo Spera deve cominciare dall'inizio. Nulla è accaduto per caso. Il destino irregolare di Spera è già tutto lì, nel tentativo di eliminare il piccolo William Bora all'asilo, o nell'essere diventato, già a quattro anni, un cultore del potere erotico femminile. Dall'infanzia alla legione straniera, da Genova alla Francia e quindi in ogni angolo del globo alla ricerca disperata della "sua" Mel, quella di Spera è una lunga cavalcata tra i feticci di una generazione, in un bombardamento di cultura pop e cultura alta, tra De Gregori e Nabokov, Riccardo Schicchi e Hitler, i Pixies e il decadentismo. Un turbinio di citazioni dotte e linguaggio da cartoon, volubile e imprevedibile come il protagonista della vicenda. Il presente s'insinua nella trama in maniera quasi feroce, presentando il conto attraverso schegge di cronaca, ma poi fa subito un passo indietro, ingurgitato dal flusso continuo dell'unica cosa che conta: la rappresentazione dell'amore di Alessandro Spera per Mel InWonderland. Perché in fondo è questo che interessa all'autore, Marco Cubeddu: raccontare la storia di un amore. Politicamente scorretto, dissacrante, crudo quanto si vuole. Ma un amore. Se C.U.B.A.M.S.C. colpisce nel segno è proprio per come questo amore viene trattato. Spera è un personaggio ambiguo, che porta fin dal nome i segni di un estetismo esasperato (impossibile non pensare al dannunziano Andrea Sperelli), che mette in scena tanto nell'amore quanto nella morte. Cubeddu, dal canto suo, scava nel valore estetico della parola: nel romanzo si rintraccia una continua oscillazione di registri, le vicende avventurose diventano il pretesto per mettere in campo un linguaggio che abbraccia una vasta gamma di possibilità, dal grottesco al surreale, dal comico al lirico. Del resto questi sono i sentimenti, un campo di possibili che la parola riesce a dire solo a patto di uscire dalle griglie rigide di una lingua standardizzata e, soprattutto, a patto di sbarazzarsi una volta per tutte dalle pastoie della morale. Ha bisogno di farsi fluida, la scrittura. Di avere ritmo, di insinuarsi negli interstizi che separano (e uniscono) ciò che è finzione e ciò che non lo è. In fondo è lì che abita Spera, molto più che in Alaska. Ed è lì che abita il suo amore. Lo dice lui stesso: la sua è una storia d'amore senza tempo che si nasconde nell'esile spazio della finzione. Talvolta i toni, e soprattutto le ambientazioni, sono talmente realistici da portare a chiedersi: ma cosa ci sarà di Cubeddu in Alessandro Spera? La domanda è tanto lecita quanto oziosa. Lecita perché è l'incisività stessa della scrittura di Cubeddu a rendere possibile una vicenda improbabile. Oziosa perché quello che il romanzo dice, in fondo, è che nel continuo gioco di specchi tra fiction e non fiction è la verità a prevalere: non la verità dei fatti, ma la verità delle emozioni. E, in definitiva, la verità della scrittura. Così il lettore rimane incollato alla tela di ragno che l'abile Cubeddu tesse fin dall'inizio. Si apre il libro, e si entra in un mondo a tal punto borderline che si arriva a rifiutare l'evidenza, a mettere in dubbio ciò che Spera afferma e a credere in ciò che non dice. Dalla prima all'ultima pagina è tutto un domandarsi: "Sarà morto, sarà vivo, l'avrà ammazzata davvero?" Ma che importa. Alessandro Spera è sempre un po' più in là. Un passo avanti o uno indietro rispetto a quanto ci si aspetti da lui. La forza di C.U.B.A.M.S.C. risiede nei dubbi che insinua. Come una bomba a mano sul cuore, che può esplodere o meno, ma intanto c'è. Io, personalmente, penso che Spera sia vivo. E non me ne voglia Cubeddu se mi prendo la licenza di immaginare la seconda parte della vita del suo protagonista, quella che non vale la pena di raccontare, come il tramonto di un antieroe che ha attraversato il dannunzianesimo e abbraccia ora una visione crepuscolare dell'esistenza. Il "mio" Spera conteneva già in nuce questa contraddizione. Per ogni gesto che ha compiuto non ho fatto altro che pensarlo come vittima della medesima punizione del sopravvissuto gozzaniano: "Reduce dall'Amore e dalla Morte / gli hanno mentito le due cose belle".Eccola qui la sua fredda, freddissima Alaska. Gaia De Pascale
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