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Avevo letto tante cose meravigliose di questi libro appena uscito anche in Italia. L’ho scoperto da poco e confermo tutto. Lidia Yuknavitch Ha una scrittura potente, intensa, forte e meravigliosa. Ripercorre punti salienti della sua vita legandoli sempre a momenti in cui c’è l’acqua, che come un fiume scorre e ne scandisce le varie fasi. Non è una vita semplice la sua, non sono esperienze facili quelle che vive ma leggendo non si può fare a meno di farsi trascinare estasiati dal fiume della sua vita.
Lidia Yuknavitch ci regala un memoir intenso, complicato, difficile da digerire. Un libro che ti si pianta nello stomaco e no, non c’è proprio verso di smuoverlo da lì. Però è un libro che scivola via, che scorre, come acqua e che , proprio come l’acqua per l’autrice ci offre una via di fuga, di salvezza, di speranza. La parte finale è una carezza che fa bene al cuore. Leggetelo
È disturbante, dall'inizio fino alla fine. Non è un'iperbole: procura letteralmente conati di vomito. È crudissimo, è pesantissimo. Lo è ancora di più pensando che è tutto vero. Generalmente non mi interessa tanto fin dove arriva la finzione letteraria; qui per forza, perché speri che essa avvolga tutto il racconto, e invece no. Vomita tutto, lo fa con un ritmo tutto suo, lo fa in un caos doloroso e lo fa fino a lenire. Alla fine lenisce, non so come, ma diventa una cremina emolliente. Lo consiglio particolarmente a chi si sente vuoto e a chi sente perso.
È un libro molto forte, arrabbiato, osceno nella sua capacità di raccontare il sommerso, i pensieri intrusivi, di lasciar trapelare l’inenarrabile disturbando e chiedendo al lettore-testimone una sforzo: quello di esserci, di non girarsi, di rimanere.