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Prosegue l'imponente lavoro del baltista Piero Bugiani nell'offrire al lettore italiano il corpus (tradotto e puntualmente commentato) delle principali fonti cronachistiche relative alle cosiddette Crociate del Nord ed alle vicissitudini degli ordini monastico-militari che ad esse portarono un fondamentale contributo. Dopo il Chronicon Livoniae pubblicato nel 2005 per la Books&Company ed il Chronicon terrae Prussiae del 2012 per la Fondazione CISAM, nel 2016 è la volta di questa Livländische Reimchronik e della Chronica Slavorum di Elmoldo di Bosau (quest'ultima pubblicata per i tipi della Liguori). Venendo all'anonima Cronaca livone rimata, il suo valore letterario è ben modesto (giustificando ampiamente la traduzione prosastica), mentre quello storico è insostituibile; il testo copre il periodo compreso fra il 1180 ed il 1290 concentrandosi sulle gesta dell'Ordine teutonico, tanto che la scansione temporale della materia narrata è quella della successione dei maestri e gran maestri. L'autore, che non mostra certo le inclinazioni di un sacerdote e che dovrebbe più probabilmente potersi identificare in un fratello cavaliere, maneggia con disinvoltura il lessico militare e si concentra sull'esaltazione delle gesta belliche dell'ordine, descritte vividamente con un linguaggio che indulge con nonchalance in una certa crudezza, fra teste spaccate e prigionieri arsi vivi. La celebrazione della guerra e dei suoi "piaceri" è predominante rispetto alle problematiche della conversione, e la testimonianza resa dall'autore vede il proprio valore documentale dispiegarsi pienamente a partire dai vv. 7597-7707 (all'incirca a metà della cronaca) allorquando la narrazione si arricchisce di dettagli tali da poter concludere che il nostro cronista stia descrivendo fatti di cui è stato testimone oculare. Una lettura nel complesso fondamentale per la comprensione delle Crociate del Nord ed anche di grande godibilità.
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