Sembra che i tempi che la storia ci affida non siano i più propizi al costituzionalismo. Questo si trova oggi a fronteggiare sfide all’interno ed all’esterno della compagine statale nazionale. All’interno di questa il potere e la legittimità dei parlamenti sembra rapidamente erodersi, sbilanciando il dispositivo giuridico verso una prevalenza dell’esecutivo e dell’ordine giudiziario. La crisi dei partiti politici, o il loro rimodellamento, si ripercuote sull’assemblea legislativa, alterandone i caratteri fondativi e giustificativi. È come se i modi del diritto costituzionale e dello Stato di diritto non fossero più adeguati alla vastità, all’urgenza ed alla caoticità degli interventi pubblici. All’esterno, al di là delle frontiere nazionali, si para un nuovo ordinamento normativo che sembra arrogarsi supremazia persino rispetto al contenuto essenziale della costituzione democratica e sui diritti fondamentali. Senza poi dire della rete crescente di organismi e rapporti sottilmente (o “sofficemente”) giuridici di cui la globalizzazione dei mercati e delle comunicazioni avvolge i comportamenti quotidiani dei cittadini. Qual è allora il destino dello Stato costituzionale? Quello di ritrovare un nuovo, per quanto sofferto, rapporto con la dimensione nazionale e cittadina, ritenuta comunque imprescindibile e costituente? Oppure di fare il salto verso una dimensione sovranazionale ed addirittura globale, considerata ormai un destino ineludibile? Può al popolo sovrano sostitursi la ragionevolezza di una corte di giustizia per quanto saggia ed autorevole? O la “governance” di un distante comitato di esperti e tecnocrati? Di ciò hanno discusso all’Università di Catanzaro Gaetano Azzariti e Sergio Dellavalle nel gennaio 2014; di tale discussione, appassionato incontro-scontro, che come giuristi e cittadini direttamente ci coinvolge, questo volumetto è registrazione e prodotto.
Leggi di più
Leggi di meno