Un progetto ambizioso quello che l'Assemblea Costituente, eletta per la prima volta con il suffragio femminile, aveva voluto tracciare. Niente meno dell'edificazione di una società giusta, che rimuove le diseguaglianze sociali, garantisce a ognuno un'esistenza libera e dignitosa, garantisce la salute, l'istruzione, l'ambiente e il paesaggio, si fa carico dei deboli e degli anziani. Una società che ripudia la guerra e si fonda su un modello politico partecipato e democratico, su un sistema economico misto, che non mortifica l'iniziativa privata, ma la incanala a fini sociali. Come raggiungere tale società? Per farlo occorreva una cittadinanza libera, istruita e soprattutto consapevole di quanto l'Italia potesse offrire recuperando la dignità perduta. La valorizzazione di scuola, ricerca, paesaggio, beni culturali parve essenziale a questo scopo. Per questo addirittura nella prima parte della Costituzione, insieme ai diritti fondamentali, doveva trovar posto l'articolo 9: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione". In Costituente ogni partito politico diede il meglio di sé elaborando piattaforme ideali diverse, rigorosamente antifasciste. I partiti che nel Cln avevano liberato l'Italia si sforzarono di presentare nelle liste elettorali le migliori energie del paese. In Costituente sedettero così Benedetto Croce, Concetto Marchesi, Costantino Mortati, Lelio Basso, Luigi Einaudi, Piero Calamandrei, solo per citare gli intellettuali più noti. Quest'anno sono morti gli ultimi Costituenti, Teresa Mattei, comunista, la più giovane; Giulio Andreotti ed Emilio Colombo, democristiani, certo discussi ma di grande statura. È rimasta dunque soltanto la Carta, la grande incompiuta, secondo l'espressione di Calamandrei, ripresa da Tomaso Montanari curatore di questo volume, dedicato dagli autori soprattutto all'articolo 9, un volume essenziale per educare la cittadinanza a capire, oggi come ieri, le potenzialità culturali del nostro paese che qualunque buona politica dovrebbe valorizzare piuttosto che svendere. Certamente incompiute sono rimaste molte ambizioni, condivise nella loro espressione letterale tanto dalle forze di destra quanto da quelle di sinistra (va ribadito che la Costituzione non è un manifesto della sinistra, vecchia o nuova che sia). Esse non potevano certo realizzarsi in poco tempo e con pochi mezzi e avrebbero richiesto uno sforzo possente e mai interrotto. Ma con i se non si fa la storia, sicché, oggi, è lecito sostenere che forse esse non erano realizzabili senza il mantenimento della "rivoluzione promessa" di cui parlò lo stesso Calamandrei, nel quadro geopolitico che assegnò all'Italia un ruolo semiperiferico e subalterno nel quadro delle forze atlantiche (la posizione del tutto incostituzionale sulla Siria docet). Certo per tutto il corso della Prima Repubblica, seppur in modo contraddittorio, vari tentativi furono fatti, obtorto collo e grazie al sogno rivoluzionario di pochi, soprattutto nel corso di quello straordinario decennio di attivismo politico che furono gli anni settanta: legge sulla casa, equo canone, decreti delegati nella scuola, statuto dei lavoratori, legge urbanistica e molte altre ancora furono le riforme che cercarono di portare a compimento il disegno "alto" che possiamo leggere in Costituzione. Colpisce tuttavia l'effetto Fata Morgana prodotto dall'incompatibilità strutturale fra una Costituzione che usò (velleitariamente?) un linguaggio di emancipazione e il capitalismo realizzato. La Costituzione italiana, figlia del suo tempo, senza l'equilibrio della guerra fredda non poteva reggere. Nella Seconda Repubblica si è persa la verginità inaugurando la stagione delle guerre d'aggressione nonostante il ripudio dell'articolo 11. Si è inaugurato il contro-riformismo, muovendo passi da gigante nella direzione di quel modello autoritario che i nostri costituenti avevano ripudiato. Si è ammesso lo sfruttamento indiscriminato delle persone, si è continuato quello della natura. Insomma, si è svuotata la Costituzione di ogni senso interrompendo lo sforzo anche intellettuale necessario per darle compimento. Difendere la Costituzione non basta più perché la Costituzione, senza un nuovo processo costituente sociale, per usare una nozione elaborata da Gunther Teubner e dalla sua scuola, è solo un foglio delle buone intenzioni, proprio come la Carta dell'Onu. La sapienza degli autori, che spazia da archeologia a diritto a storia dell'arte, è un contributo alla rianimazione di questo documento moribondo, i cui estensori sono tutti morti. Un'operazione d'avanguardia per il punto di vista scelto, quell'articolo 9 che più di ogni altro si collega alle lotte vive che oggi producono un nuovo processo costituente sociale, al passo con la nuova fase del capitalismo, di cui gli autori sono del resto coraggiosi protagonisti o simpatizzanti. Gli scienziati ci hanno insegnato che per far rivivere un ecosistema moribondo (per esempio un lago eutrofizzato) occorre isolarne con grande efficacia una piccola parte dalle influenze inquinanti esterne, in modo che essa, riprese le proprie forze, sappia conquistare nuovi spazi ricreando la rete della vita sovente in tempi sorprendentemente rapidi. L'articolo 9, che questo libro indispensabile ci restituisce nella sua vivezza storica e nelle sue potenzialità future, è quel pezzettino di lago. Le lotte per i beni comuni, con grande fatica e sfidando ogni minaccia (dalla Val Susa ai teatri occupati, alla lotta contro la mercificazione dell'acqua), stanno lavorando perché esso possa riportare vita al nostro defunto sistema politico. Allora forse, mutuando Calamandrei, il mantenimento della promessa permetterà di portare a compimento la ragionevole utopia della Costituzione. Ugo Mattei
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