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Cosmopolitismo e nazionalismo sono le due idee guida al cui incrocio si inserisce la letteratura politica tedesca di fine XVIII e inizio XIX secolo. L'evento chiave è rappresentato dalla Rivoluzione francese. Il movimento antifrancese nei territori tedeschi costituì infatti il quadro di un impulso alla "liberazione nazionale" che si espresse non solo nei testi più propriamente di riflessione politica, ma anche nella poesia, nella predicazione religiosa e nella celebrazione sacra, tutte fonti a cui l'autrice ha attinto per ricostruire il contesto nel quale tramontò in Germania la mentalità illuministica. Punto di partenza sono i progetti irenistici settecenteschi, e naturalmente viene dedicato ampio spazio al fondamentale contributo kantiano Per la pace perpetua del 1795. Le guerre rivoluzionarie produssero la fine di quegli ideali illuministi e cosmopolitici di pace. Il prius delle riflessioni tedesche diventò la guerra. Dopo la vittoria napoleonica del 1805-1806, la Prussia conobbe una vera e propria crisi di identità, a cui reagì con una spinta al rinnovamento basata, per molti versi, sull'assimilazione di quegli elementi che avevano consentito alla Francia di creare uno stato efficiente e rafforzato dal consenso popolare. Il volume, a questo punto, passa in rassegna autori che sottolinearono il carattere individuale delle nazioni, l'illusorietà delle visioni internazionaliste, le responsabilità assegnate dalla storia alla Germania. Significativa risulta, in particolare, la rielaborazione del problema della pace da parte di due "kantiani", Görres e Gentz, che lo ricondussero (e lo "curvarono"), rispettivamente, all'obiettivo dell'egemonia tedesca sul continente e a quello dell'equilibrio tra gli stati. Si giunge così alla questione complessiva dell'origine del nazionalismo tedesco.
Giovanni Borgognone
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