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La cosmologia del villano. Secondo testi extravaganti del Duecento francese
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1989
1 gennaio 1989
208 p.
9788876940316

Voce della critica


scheda di Artifoni, E., L'Indice 1989, n.10

Il poemetto eroicomico antico-francese "Audigier", composto tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, aveva fornito nel 1985 a Lucia Lazzerini l'occasione per un importante saggio sulla letteratura scatologica bassomedievale. Quel contributo (ora raccolto nel volume di L. Lazzerini, "Il testo trasgressivo", Angeli 1988, su cui si veda "L 'Indice", 5, 1989) è all'origine della ricerca di Luciana Borghi Cedrini, nata come lunga e partecipe recensione e poi sviluppatasi autonomamente sulle tracce delle epopee fecali e delle esplosioni escrementizie che da Rutebeuf a Matazone da Caligano punteggiano l'area romanza. La base di partenza è molto bachtiniana: lo scatologico non è solo un atteggiamento stilistico, un gioco interno al sistema dei generi, bensì soprattutto il varco attraverso cui deflagra nella letteratura una cosmologia primitiva, uno strato di cultura folclorica nutrito di miti e simboli autonomi. Il libro ruota intorno a un testo del XIII secolo, il "fabliau" di Rutebeuf "Le pet au vilain*, nel quale un diavolo bramoso di catturare l'anima di un contadino morente appende al posteriore di costui un sacco di cuoio, nella convinzione che l'anima villanesca dovesse defluire per via anale. Ne raccoglie invece un peto dirompente che terrorizza l'inferno e convince i diavoli a escludere per il futuro i contadini dal regno dei morti. Sotto il livello di superficie della tradizionale satira contro il villano, sotto il livello intermedio della satira globale che coinvolge diavoli contadini chierici e tutto l'aldilà, l'autrice postula nel 'fabliau' l'esistenza di una "struttura sotterranea". Alla ricerca della zona culturale più profonda, nella quale si organizza la materia prima folclorica, il libro collega così i paesaggi culturali più vari fra tipologie della bestialità villanesca, uomini selvatici della lirica cortese, orsi della Candelora, alimentazione, evacuazione e paesi di Cuccagna, per ritornare infine al suo protagonista assoluto: il peto, divenuto nel frattempo degno di rispetto in quanto tenue riflesso dell'ancestrale anima-vento, piccola porzione del pneuma universale. Che il peto sia quasi sempre, come minimo, un rito di passaggio, non oseremmo giurare. Ma che intorno a questo vento primordiale si riuniscano alcuni frammenti di una cosmologia contadina è dimostrato da molti dei testi qui raccolti.

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