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Le Meditazioni cartesiane di Husserl sono un testo celeberrimo ma anche notoriamente ostico. Enormemente influenti per intere generazioni di studiosi di fenomenologia, hanno dato luogo, significativamente, a interpretazioni tra loro molto diverse quando non opposte. Scritte ma non pubblicate dal suo autore, hanno nondimeno rappresentato l’immagine più ufficiale di un pensiero che tuttavia non ha mai smesso di interrogarsi su se stesso e sulle proprie fondamentali presupposizioni, sul senso dell’impresa fenomenologica nel suo complesso e in particolare sullo statuto della soggettività fenomenologica e sul complesso nodo del rapporto tra l’io e l’altro. A quasi ottant’anni dalle conferenze tenute da Husserl alla Sorbona, che ne rappresentano l’origine, e a più di mezzo secolo di distanza dalla pubblicazione del testo tedesco, si può oggi tornare a rileggere questa magistrale sintesi del pensiero husserliano alla luce della pubblicazione dei manoscritti che ne precedono, accompagnano e proseguono il movimento di riflessione. Si può cioè fare il punto su tutti i temi centrali della filosofia di Husserl, e contemporaneamente riproporre quell’impresa di introduzione alla fenomenologia che il filosofo tedesco non soltanto assegnava a questo testo, ma significativamente vedeva come la cifra stessa del proprio pensiero. Una introduzione all’introduzione, dunque, che discutendo il testo nelle sue pieghe, nei suoi presupposti impliciti e nei suoi aspetti problematici, prova a tornare a considerare la fenomenologia non tanto in termini di dottrina filosofica tra altre, quanto (seguendo l’indicazione di Heidegger) come compito del pensiero. E una introduzione che cerca di mostrare in che senso si possa oggi parlare di un Husserl nuovo e diverso rispetto all’immagine tradizionale, da tempo consolidata ma in realtà ancora da discutere e forse da ripensare profondamente. La fenomenologia si pone il compito di essere una scienza della soggettività, e questo saggio prova a mostrare la plausibilità, la fattibilità e in effetti anche la necessità di tale paradossale rivendicazione.
Luca Vanzago ha studiato a Pavia, dove si è laureato, a Napoli e a Lovanio in Belgio dove ha conseguito il PhD. Attualmente è ricercatore in filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Pavia, dove insegna filosofia teoretica e storia della filosofia. Si occupa di fenomenologia, di filosofia della temporalità e di problematiche concernenti l’antropologia filosofica e la filosofia della psicologia. Ha pubblicato Modi del tempo (Mimesis 2001) e L’evento del tempo (Mimesis 2005), oltre a numerosi saggi su riviste e libri italiani e internazionali.
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